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"Il fantastico è il linguaggio dell’io interiore.Non pretenderò altro per la narrativa fantastica che dire che la ritengo il linguaggio adatto a raccontare storie ai bambini ed a altri. Ma lo affermo con sicurezza perché ho dietro di me l’autorità di un grandissimo poeta, che lo ha detto in modo molto più audace: “Il grande strumento del bene morale – ha detto Shelley – è la fantasia.”

Ursula Le Guin

lunedì 5 luglio 2010

RE PESCE la fiaba "odorosa"


La fiaba odorosa:
“Re Pesce”


La realtà è una questione di olfatto” sosteneva Italo Calvino: “Tutto è inizialmente percepito dal naso, tutto è nel naso, il mondo è il naso.”
Questa affermazione si potrebbe senz’altro porre come epigrafe a questa insolita fiaba teatrale, tutta impostata sull’ interessante dicotomia puzzo – profumo.
La fiaba degli odori, dunque, che ha avuto un successo curioso tra il mio pubblico e i miei attori: si sa quanto ai ragazzi piaccia rimanere spiazzati da situazioni improvvise e… soprattutto sconvenienti e, in questa fiaba…
Ma… andiamo per ordine.
Questa fiaba non è stata ispirata inizialmente da autori classici e moderni, da miti, folklore, leggende… ma, diciamo, è partita da sola.
Grazie anche ad un lavoro di discussione e rielaborazione che coinvolgeva non la sola regista e cioè me, ma l’ intera se pur piccola troupe, essa ha trovato come d’ istinto un suo proprio originale percorso, dipanando i propri ritmi e le proprie metafore in maniera autonoma (per quanto quest’ultime siano, come ben si sa, strane “creature” archetipe.)
Una fiaba quindi, come si dice, “costruita a tavolino” per portare per la prima volta sulla scena un numero ristrettissimo attori (dapprima sei, poi sette). della medesima classe: II media.
Gli altri elementi di partenza, del tutto “poveri”, cioè privi, in apparenza, di qualsiasi tipo di contenuto li ho “trovati” semplicemente in quello che mi stava attorno… ma forse sarebbe meglio dire che sono stati loro ad aver… trovato me:
Infatti mi guardavano, mi guardavano in realtà, tutti lì attorno, da molto, molto tempo e volevano tanto essere presi in considerazione…
Così, essi sono stati, in ordine di concatenazione mentale:
1
Una semplice casetta dipinta con molta abilità da una maestra su un grande foglio di carta da pacchi, utilizzata precedentemente e in pericolo ormai, gualcita e abbandonata com’era, appesa sola, soletta a una parete, di andare incontro a sicura distruzione…

Inoltre le due finestrelle dipinte in tempera verde, mi ipnotizzavano... dovevo per forza aprirle per vedere cosa si provava a guardare di fuori, da quella casa, cosa si vedeva…
Provai: si vedeva una piazza. Vuota (per il momento)

Ma la cosa più bella era immaginare chi vi si doveva affacciare, perché questo, questo era d’ obbligo… qualcuno o qualcuna si doveva pur affacciare da quelle belle finestrelle guarnite da gerani in fiore!
Proprio per questo le avevo tagliate, immaginando quanto potesse essere teatralmente piacevole nell’ introduzione, una conversazione tra due belle testoline che si parlano dalla finestra, cinguettando come due uccellini…
Era chiaro che non vi si potevano affacciare che… due delle mie attrici e cioè… due semplici ragazze di campagna, graziose e timide come due fiori…
Quali? Una rosa ed una violetta.
Da tempo avevo buttato giù, così per gioco, e poi lasciato da parte a maturare, una filastrocca su alcuni fiori, tutti passati in rassegna in una gara lieve di bellezza… Tuttavia i loro nomi erano stati scelti per prestarsi ad essere a loro volta…prestati ad altrettante, indeterminate fanciulle, una più bella dell’altra e tutte vanamente belle ed olezzanti, si pensa, come… fiori.
Alla fine risultava esser più bella una certa, non ben definita Mimosa.
Perché ? Non si sa. Si sa soltanto che così suggeriva, misterioso, il ritornello… (Ed ancora me lo deve spiegare!)

Rosetta e Violetta, quindi… due sorelline apparentemente ma solo apparentemente - attenzione! - molto simili tra loro.
2
I “vestiti”, in cartoncino rigido, di tutti gli abeti messi in scena a Natale dai bravissimi bambini di una III elementare, e che ora se ne stavano lì, appesi in fila alla parete come tanti soldatini verdi ( i vestiti, non i bambini!)

Me ne sarebbero bastati due per due personaggi-abeti, nel solito ruolo di tutti gli alberi del mondo e cioè rinfrescare, ombreggiare, osservare, rammentare… e all’occorrenza (siamo parliamo di una fiaba!) anche narrare!
Gli altri, ben ritagliati, sarebbero diventati elementi di scena ai due lati della casetta ,o meglio, delle casette perché di questo a questo punto ero ben sicura: ci sarebbe stata un’altra casetta, grande, ricca e maestosa quanto l’altra era umile e graziosa: una villa o un castello o… - ecco! - un palazzo barocco del tardo cinquecento, tutto realizzato faticosamente a collage e tutto ricoperto di bellissimi fiori, erbe, affreschi, enigmatiche teste di statue che ti guardano fisso, fisso… Insomma, un palazzo davvero incantato, insolito, immerso in un fantastico, troppo lussureggiante giardino ornamentale… proprio la dimora ideale per quando la fortuna volta faccia e sembra sorriderti sfacciatamente…
Sfacciatamente, ma… permanentemente?
Chissà?
Questo ancora non lo sapevo.
Il finale era ancora tutto da fare e pure da immaginare! E che sarebbe stato un finale sofferto, cioè difficile da decidere, ancora non lo potevo intuire…

3
Un grande carrello porta giochi da tavolo, di legno.

Questo carrello, convenientemente addobbato, “travestito” cioè da carrettino ambulante, non poteva che essere usato per vendere qualche cosa: commercio e baratto sono infatti attività fondamentali, nelle fiabe, forse addirittura più che nella vita stessa! Vi si possono vendere e scambiare o meglio “cambiare” tante, tante cose, fin’ anche il corso degli eventi, diciamo pure il… destino,
Chi dunque porterà in scena una bancarella ambulante avrà molto probabilmente in mano le chiavi della storia che si sta narrando e della vita dei personaggi che vi si muoveranno.
4
Una semplice, vecchia padella di ferro, ma una padella dalla lunga storia:

Mia madre se la portò appresso per lunghi anni della sua vita e poi, arrugginita, era passata a me in eredità.
Sul punto di buttarla, dopo averla a mia volta a lungo conservata, inutilizzabile ed inutilizzata, ebbi un soprassalto d’angoscia: non lo potevo fare! Non la potevo gettare!
Così, invece di inquinare l’ ambiente ed inquinarmi l’ anima contemporaneamente (coi rimorsi), la dipinsi d’oro.Un oro ricco, sontuoso
La padella d’oro mi ispirò immediatamente una serie di storie da scrivere e mettere in scena… Ne scrissi una sfilza di titoli.
Ne ideai la trama ed il percorso della principale che scrissi a ruota libera, rielaborando dalle “Mille e una notte” la storia di Aladino, impostandola su sua moglie ed ambientandola in Sicilia.
Lì, la padella era magica naturalmente, e serviva anche a cucinare tutta una serie di piatti prelibati, veramente incantati… inoltre, si doveva dare sulla testa all’ antagonista, lo zio mago, per rompere l’’ incanto e per, nel contempo, ammazzarlo.
Ma la laboriosa messa in scena di “La Padella d’Oro, ovvero le meravigliose avventure di Amina, la moglie di Alì –Ala- dyn”(ben 100 pagine di copione per 15 attori!) venne rinviata all’ anno seguente.
E intanto, su una sedia, la padella dorata mi guardava, nel laboratorio di teatro: non faceva niente!

Ma certo! Perché non utilizzarla anche in “Re Pesce” per cucinare certo, ma anche per ammazzare qualcuno? (Non è una mania, la mia, ma una scelta di regia per movimentare la scena e tingerla un po' di “noir” che I ragazzi adorano) Cosa? Chi?
5
Le code di pesce che pendevano, appese alla parete di fronte a me, mi ispirarono … sei lunghe doppie code di polistirolo verde e azzurro, guarnite con rami di corallo, stelle di mare, conchiglie, appartenute alle tre mitiche, antropofaghe sirene sirenacce di ”Insalata di Favole”….

Ma un pesce, certo! Un pesce del mare!
Così, nata l’ idea centrale di “Re Pesce”, non restava che svilupparla con l’’ invenzione del personaggio che opera i mutamenti… opera la magia: una fata, la fata dell’acqua di fiume e di mare, per essere precisi, tutta vestita di pura acqua e cioè di strati e strati di cellophan trasparente (proprio come da tempo desideravo realizzare un costume teatrale): la temibile fata zia cioè, che sul suo carrello/carretto non poteva che vendere qualcosa di strano…
Pochi oggi sanno che nell’ antica, tradizione, ormai purtroppo quasi dimenticata, le fate sono creature molto pericolose…
Più delle streghe infatti, che sono la semplice incarnazione del male, il male allo stato puro, per intenderci (e che difficilmente noi riusciamo a concepire, se non solo , e molto stranamente, in contesti “politici” e “religiosi”) esse rappresentano il doppio…, l’ incontrollato, l’ ombra, l’ altro da sé nascosto nel sé interiore, il lato incomprensibilmente oscuro dell’esistenza, che non si può negare che esista
Simbolo dunque dell’ eterno ed enigmatico gioco di contrasti che domina il mondo, la fata dell’acqua di fiume e di mare appare in questa fiaba molto a suo agio: la stessa penetrabilità e duttilità del meraviglioso/pericoloso elemento che rappresenta, la stessa sua trasparenza, sono infatti inversamente proporzionali alla reale impenetrabilità che le consente di non rivelare l’altra sua segreta natura, celata sapientemente tra le pieghe della quasi invisibile gonna di… cellophan!
Ma, non può essere, questo, il solo contrasto da rappresentare per le menti contemporanee dei nostri ragazzi e bambini! Menti allenate all’ immediata e superficiale ricezione della molteplicità degli stimoli ma non allo scandagliamento profondo della molteplicità degli strati! Né a mettere a fuoco ombre… quelle particolari ombre che, non solo vanno allungandosi per terra, ma nel nostro cuore! Nè a distinguere quelle strane, sfuggenti cose che sono le dicotomie e che, tuttavia, esistono e, a volte, stranamente, possono o sembrano coincidere.
Ma… “Il bello è brutto e il brutto è bello…” strepitavano le streghe di Macbeth, andate in scena, lo scorso anno, in “Insalata di favole” e forse i miei ragazzi, attori e spettatori, se lo ricordavano...
Ragion per cui ecco che il profumato e il puzzolente, invitati, a questo punto, d’obbligo (data la presenza già scontata di fiori, pesci ed essenze), entrano in scena e si mettono a giocare a lanciarsi la palla.
Si rimbalza così alla nostra premessa, alla citazione da Calvino.: “La realtà è una questione di odori”
E non soltanto la realtà di tutti i giorni, voglio intendere, ma anche “l’altra” realtà, quella realtà parallela del cuore, della mente e dell’immaginazione, che ha nome fantasia e che serve ad aiutarci nella vita. (E non - attenzione - la realtà virtuale, che, invece, della realtà sembra essere la negazione!).
“La realtà è una questione di odori.”
E quindi… via libera a tutta una serie di svariati profumi di fiori ed essenze, tutti rari e persistenti quanto tutti i puzzi dei pesci di tutti i mari, crudi o fritti in padella (assieme al protagonista)
Si inserivano a pennello a questo punto le tante, trasparenti…
6 …
deliziose boccette di profumo che si allineavano, vuote, nel bagno di casa mia… (come pure nei bagni di tutti coloro che contribuirono, in seguito, ad una “profumata” raccolta)
Ecco una perfetta collocazione per loro!
Questi in sintesi sono stati gli elementi che, combinati ad incastro, hanno fornito la prima ossatura della fiaba. Elementi tutti, ad una più attenta e approfondita analisi, privi di contenuti e “poveri”, soltanto in apparenza,
D’altronde… quale oggetto, ditemi, non possiede una sua propria anima? “Basta solo riuscire a farla parlare!” Pensavano giustamente i nostri antenati seduti attorno al fuoco e poi, dopo di loro, soltanto i poeti, i pittori e… scultori, musicisti, cartoonist, attori, e… narratori di fiabe, naturalmente.
L’ incastro aveva portato molto naturalmente con sé tutta una concatenazione di eventi “classici” e facilmente prevedibili; estremamente scorrevole questa catena si andava snodando senza intoppi, modulando un suo intrinseco ritmo narrativo…



La I, la II, la III scena erano state scritte rapidamente, la fata aveva incantato, tramato, intrigato, Rosetta era stata attirata, imbrogliata, obbligata così che, trasformata, o meglio pervertita, nel suo doppio interiore, sprofondava come Faust in un abisso tentatore… Re Pesce, a sua volta, era stato sposato, sopportato, subdolamente ammazzato, cucinato, mangiato… si sapeva che avrebbe dovuto certo, in qualche modo risuscitare (così come, in simili casi, avviene in ogni fiaba che si rispetti) ma… non si sapeva ancora come… sarebbe stato il finale!
Io non lo sapevo proprio, almeno…
Gli attori, i ragazzi, invece, procedevano spediti verso una, per loro, ovvia riconciliazione finale tra il pesce e la sua infelice sposa assassina, ovvero verso un riassestamento del matrimonio.
Che ciò non fosse una via d’uscita credibile, che il matrimonio, poi, fosse stato imposto dagli imbrogli di una “fata” incantevole quanto crudele, che la sposa “… non più dolce e cara come quando era ragazza…”, avesse a sua volta tramato e commesso colpe crudeli, quasi innominabili, percepite dalle loro sensibili antenne come anche vagamente disgustose “ma però” stranamente appetitose, a loro non importava più di tanto; ci slittavano sopra piacevolmente.
Non si erano divertiti un sacco ad interpretare l’assassinio ed il pranzo fatale? Pattinavano ora velocemente e con grande abilità verso strati di giaccio più duri e solidi e sicuri e… conosciuti (almeno, per sentito dire, per opinione comune degli adulti, pare, e per come, almeno, sempre li hanno sentiti… parlare.)
Certo, quando, non molto tempo prima, erano stati da me informati che la storia prevedeva un’ insolita “svolta”, che Re Pesce, cioé, doveva essere prima ammazzato, poi cucinato e mangiato dalla moglie Rosetta, con la complicità di una padella e di una sorellina troppo fedele, erano rimasti di stucco. (L’interprete in questione, poi, decisamente male: non gli piaceva, non gli piaceva punto uscir di scena ed in quel modo!)
Per quanto si voglia, infatti, far comunemente credere ai ragazzi che tutti gli uomini – e i giovanissimi, in particolare - siano buoni, essi sanno benissimo che loro stessi non lo sono e che spesso, quando lo sono, preferirebbero non esserlo…
Ciò contraddice quanto vien loro comunemente detto dai genitori e dagli adulti in genere e li rende spesso “mostri” ai loro stessi occhi, col risultato di non poter imparare a conoscerlo, questo inconscio, temibile mostro interiore, né a dominarlo, intrecciandovi attorno aggressive fantasie liberatorie.
Ed io, invece, che proponevo loro di partecipare - in prima persona! - ad un vero banchetto d’odio vendicativo, inganno, colpevole connivenza, crudeltà efferata e pure raffinata, quale quella che prevede addirittura, l’ ingoiamento dell’oggetto del proprio odio, dopo esserselo con competenza assai ben cucinato!
La sparizione del “presunto” male in se stessi, come esercizio di alta cucina, imbandita su di una tavola molto elegantemente apparecchiata! E da parte, poi, di una povera vittima, una specie di dolce e ingenua Biancaneve…
Non era possibile! – pensavano –
Così, così…sconveniente… - avrebbero detto, se solo avessero conosciuto il significato di questa parola - ma, tuttavia anche, anche… attraente!
In effetti, solo qualche ultima tribù maori, sperduta nel mare dell’ Melanesia, ancora oggi si applica, nella “realtà di tutti i giorni”, allo studio (ed alla pratica!) di questo interessante esercizio psicologico… Al contrario, “nell’altra realtà parallela”, nella fantasia, esso è ancora abbastanza comune: da quelle parti, si mangia e si vomita tranquillamente qualunque cosa…
Ma questo i ragazzi non lo sanno: l’antropologia non la studiano e le fiabe stanno, per loro, passando sempre più di moda
Ma se si torna a raccontargliele, forse…
Dopo lo choc iniziale, infatti, entusiasticamente collaborarono e mai si videro assassini e complici e… vittima sacrificale più felici e contenti e… bravi, anche!
La caduta per terra di Colapesce, colpito alla testa dalla padella d’oro, risultò essere un pezzo di alta arte teatrale, nel quale l’attore, consapevole di recitare un vero “coup de scene” e rassicurato dalla notizia che poi tanto sarebbe resuscitato, diede il meglio delle proprie capacità, divertendosi pazzamente.
E tanto poi, pensavano loro, i due si sarebbero rimessi insieme e risposati di nuovo…
Ma questo non poteva certo essere. Ed io glielo dovevo far capire.
Sempre più terapeuti, oggi, usano le fiabe per insegnare a ricostruire il senso di ciò che ci accade e sbloccare gli ostacoli dell’inconscio: di fronte ai tipici passaggi obbligati delle fiabe,così ben sviscerati dal Propp, al momento cruciale, per esempio in cui un equilibrio s’infrange e spesso ci si impunta su posizioni assurde e non credibili, soltanto allora una critica rielaborazione, portando alla riflessione, riuscirà - essi ci dicono - a liberarci dal blocco emotivo e ad elaborare quella soluzione che, nel profondo, si intuisce come vera e possibile…
Sacrificammo, quindi, molti dei nostri incontri alla discussione del problema, che venne studiato, sbatacchiato, rivoltato con le gambe per aria, analizzato dal punto di vista di ciascun personaggio, e subito furono d’accordo con me per la lunga punizione di Rosetta: 10 anni di lacrime da versare potevano ben ripagarne le colpe ed operare l’incanto della rinascita!
Ma, ma… però, insomma… - suggerivo timidamente - anche Rosetta non era poi stata, ”prima”, una vittima? E, se anche Violetta, facendosi complice della sorella, aveva sbagliato tanto da doverne condividere povertà ed erranza, Colapesce, a sua volta, non aveva forse concesso la sua muta ed ottusa complicità di pesce alla zia fata?
Terribile zia, questa… La causa, l’artefice di tutto il terribile pasticcio che non si sapeva bene, ora, come districare.. La vera grande colpevole… e tuttavia… così bella e incantevole, una vera fata con le sue gonne aeree, il suoi azzurri, i suoi profumati profumi…
Ed i suoi puzzi, pure!
Ma chi era poi in realtà? Mah…
Furono d’accordo con me.
Soltanto non sapevano che io non ero ancora d’accordo con… me per come risolvere l’ultima scena (e la difficile questione.)
L’ultima scena mi si presentò tuttavia da sola un bel giorno e subito mi fece capire che non sarebbe stata per nulla simile alle precedenti.
Intanto, la prospettiva cambiava totalmente: per prima cosa, gli alberi che, pur collaborando con perizia al cambio veloce delle scene, si erano, fino a quel momento, limitati ad assistere, spesso sbigottiti, agli sviluppi della vicenda, ora si trovavano ad essere, in prima persona essi stessi protagonisti in quanto solitari narratori…
Era successo che un altro, un ultimo elemento si era voluto inserire: un settimo elemento molto importante…
7
Il tempo.

“Il tempo è passato col lungo mantello, colore del cielo e del vento…” esordisce subito l’abete narratore e nulla da questo momento è, né può essere, più come prima.
Dopo duecento anni la prospettiva sarà pur cambiata, no? “Deve” cambiare per forza, ragazzi!
Tutto è “già” trascorso, infatti, e tutto è meno importante perché già trascorso, appunto, da tanto, da tanto, tantissimo tempo.
Gli alberi a questo punto avrebbero finito e se ne vorrebbero pure andare, portandosi via con sé quel bel prato fiorito dove non sorge, ora, più nessuna casetta, tantomeno un palazzo barocco con statue, eccetera, eccetera…Vorrebbero… per poter continuare tranquillamente (e per i fatti loro) ad ombreggiare e, con la complicità del vento, a chiacchierare tra loro del tempo passato…
Vorrebbero… ma non possono.
“Qualcuno”, tra il pubblico, insorge e dà voce al sentimento comune degli altri: ma, insomma… “Come” è finita la storia? Va bene che sono passati duecento anni, ma… si potrà ben saperlo, no?
Qualcuno” che mi inchioda a trovare la soluzione finale.
Questo qualcuno che mi mette alle corde e mi impedisce di slittare furbescamente sulla conclusione con la bella trovata del tempo trascorso… sono io
“Sarò” io, anzi, perché quale piccola parte, quale “cammeo”, meglio di questo può essere adatta a me, all’autore?
L’autore ha delle responsabilità, signori! Non può soltanto rielaborare a ruota libera e magari pure divertendosi un mondo, ciò che gli passa l’inconscio, soggettivo o collettivo che esso sia, oppure…“ la Musa dalle trecce viola” ( praticamente, credo, la stessa persona!)
“Deve” alla fine spiegare, agli altri e a sé stesso, il perché: “dove” voleva andare a parare, insomma, “deve”, almeno, cercare di capirlo, per poi dirlo agli altri.
E… “dove” volevo… dove voglio andare a parare io, mi appare ora all’improvviso, magicamente chiaro, chiaro come una bella strada larga e dritta e polverosa e illuminata dall’ ultimo, rosato sole del tramonto:
E’ la strada dell’erranza, della vagabonda povertà, della lunga, faticata pena, ma è anche la strada della consapevolezza di sé, della piena libertà conquistata nel dolore… è, insomma, la strada lungo cui Rosetta, un’altra volta ancora si trasforma e, divenuta “grande”, con coraggio si ribella a Colapesce, alla fata, a quell’ambiguo suo crudele destino.
Vi riesce perché, su quella strada, ha trovato finalmente… l’unica cosa che valga la pena di trovare… l’amore… l’ amore povero e puro.
Entra felicemente in scena così, all’ultimo momento, un imprevisto, settimo personaggio (e un nuovo attore): un giocoso, giocondo giocoliere, un salterellante Arlecchino di strada, col quale gioiosamente Rosetta si trasforma in una Colombina ballerina ai crocicchi delle vie e la fedele Violetta, in cantante (Rosaura? Zeffirina?) che canta una storia… quale?
La loro stessa storia, certamente,.. che, certamente, vale la pena di esser raccontata…
Non vi sembra, ragazzi?
Non resistono forse all’oblio del tempo, quel suo grande mantello colore del cielo e del vento, quelle storie soltanto che hanno avuto la fortuna di essere state narrate?
Dunque…Violetta, cantando, narra e suona un tamburo, Rosetta balla, il giocoliere salta e… su di un nuovo, inedito e sempre più accelerato ritmo, da teatrino dell’arte o delle marionette, o addirittura da comica finale… la storia sembra riavvolgersi su sé stessa come una bobina di celluloide, avviandosi ormai a… finire.
Spariscono! Del resto, “erano” già spariti da tanto, tanto tempo!
Ma, attenzione! Sia ben chiaro che, “prima di sparire”, essi erano almeno stati felici, ricchi com’erano solo di tre inestimabili tesori: amore, fedeltà, libertà.
Sparirono dunque… - si diceva - …Sono spariti!
Finalmente! Era ora!
Ma… un momento, un momento! E Colapesce? E la fata?
Con infinita, vegetale pazienza i due nostri abeti, che stavano frettolosamente per lasciare la scena, tornano una terza volta, un’ultima volta indietro… Ne hanno tutto il tempo loro! Cosa sono, infatti, per un albero, altri cento, altri duecento anni?
Risposta:
Il primo si darà ad uno degli sport più rilassanti e meditativi, un vero sport da pesce: la pesca.
Pescherà così molto tranquillamente per tutta la vita, per non pensare a… niente.
Egli è infatti stordito, disorientato… è stato: trasformato, sposato, ammazzato, mangiato, seppellito, resuscitato, ha infine perdonato ma è stato pure rifiutato! Ha imparato sulla sua pelle di pesce che forse, nella vita è meglio il distacco… e, come un piccolo Budda, se ne esce veramente, superbamente di scena.
L’altra… oh! l’altra, signori…
L’altra è adesso una inquietante presenza che riempie totalmente la scena… perchè la rabbia la dilata… smisuratamente finchè, scoppiando, ne svela la seconda, la terza, la quarta…insomma, la “vera” natura.
Giocata – lei, fata! - da “quella stupida Rosetta”, che, imparando da lei, è persino diventata …” qualcosa di più doppio di una fata!” ed, alla fine, pure snobbata, assieme al nipote ex pesce, da una… una che si permette il lusso di fuggirsene verso quella stessa povera vita che lei, che lei le aveva imposto come penitenza! Davvero il colmo per una fata!
“Fata”???
No... o almeno… non soltanto.
E infatti… non conta che trasformi rapinosamente la vuota villa barocca in una gabbia di uccellini e, con questa, vada ora per il mondo ad “…adescar tapini,,,”, non conta… si è ormai svelata ed il pubblico – e gli attori – se ascoltano con attenzione, ne avranno ora, dagli alberi sapienti, la rivelazione…
“…Mah! /La vita… /che strana…/ fata vana…”
Smascheramento questo, che prelude alla doverosa, sospirata conclusione della storia che ci hanno narrato con una premura da vecchi nonni affettuosi , tuttavia… serenamente distaccati da tutto e da tutti:
“…Mah!/ Così è miei cari, che va…/la vita…/ la vita che è stata,/ che è oggi e chissà…/ che forse, che forse,/ domani sarà!”
E con tanta, elegante, annoiata nonchalance, essi si congedano e ci congedano…
La fiaba è finita.





Il gruppo teatrale

Baraonda

ha l’ onore

di invitarla

ad assistere alla rappresentazione

di

RE PESCE

FIABA TEATRALE

dedicata

a

Aldo Palazzeschi



Personaggi:



ROSETTA


VIOLETTA


1 ABETE


2 ABETE


FATA DELL'ACQUA

DI FIUME & DI MARE


COLAPESCE (IL FIGLIO DI RE PESCE)


GIOCOLIERE



Musica

di

J.B. Lully







I SCENA:





SARANNO DUE ABETI A PORTARE

SULLA SCENA UNA CASETTA DA SOGNARE:

UNA CASETTA FATTA TUTTA A MANO,

UNA CASETTA DIPINTA SUL CARTONE,

ALLE FINESTRE DEI GERANI IN FIORE.




QUALCUNO SI AFFACCIA:


DA UNA FINESTRELLA

ROSETTA, FANCIULLA ASSAI BELLA,

STROPICCIA GLI OCCHI SPLENDENTI,

SBADIGLIA

SORRIDE CON TANTI BIANCHISSIMI DENTI…




ROSETTA:

“CHE BELLA GIORNATA!

BUONGIORNO SOLE!

BUONGIORNO ALBERI!”


CON MOLTO DECORO

GLI ABETI RISPONDONO IN CORO…


ABETI:

“BUONGIORNO BELLA ROSETTA!”


DALL’ALTRA FINESTRA SI AFFACCIA

ADESSO LA BELLA VIOLETTA,

SORELLA DELL’ALTRA RAGAZZA:

SBADIGLIA,

STROPICCIA GLI OCCHI RIDENTI,

SALUTA CON TONI SUADENTI…





VIOLETTA::

“BUONGIORNO ABETI!


ABETI :

“BUONGIORNO BELLA VIOLETTA!”


VIOLETTA:

BUONGIORNO ROSETTA!

HAI DORMITO BENE?”


ROSETTA:

”HO DORMITO BENE, VIOLETTA, MA HO FATTO UN SOGNO STRANO…


VIOLETTA:

“E CHE COSA HAI SOGNATO, SORELLINA?”


ROSETTA:

“HO SOGNATO CHE PROPRIO QUI, DAVANTI ALLA NOSTRA CASETTA,

IL FIGLIO DEL RE PESCE ARRIVAVA ASSIEME AD UNA SUA ZIETTA,

QUESTA ZIETTA ERA FATA DELL’ACQUA DI FIUME & DI MARE

ED IO, ROSETTA… ME LO DOVEVO SPOSARE!


VIOLETTA:

“IL FIGLIO DEL RE PESCE???

AH, POVERINA!

MA NON TI PREOCCUPARE

CHE E’ STATO SOLO UN SOGNO

E MAI SI POTRA’ AVVERARE!


ROSETTA:

“SICURAMENTE TU HAI RAGIONE!

ANDIAMO, ANDIAMO A PREPARARCI PER USCIRE

CHE, OGGI, E’ GIORNO DI MERCATO!



RIENTRANO PER VESTIRSI SALTELLANDO,

ARRIVA NELLA PIAZZA, CANTICCHIANDO

LA FATA DELL’ACQUA DI FIUME & DI MARE

CHE PORTA UN CARRETTO DI PROFUMI DA ODORARE,

PORTA UN CARRETTO CON LE ESSENZE,

FA MOLTI INCHINI & TANTE RIVERENZE…



FATA:

"ROSA, ORTENSIA & MARGHERITA ,

CHI E' PIU' BELLA DI CAMELIA?


VIOLA, IRIS & GELSOMINA,

CHI PIU’ BELLA GENZIANA?


MIMOSA, MIMOSA...

MA LA PIU’ BELLA SEI TU!


ROSA, ANGELICA & GINESTRA,

CHI PIU’ BELLA DI VIOLETTA?


LILIA, EDERA & MAGNOLIA,

CHI PIU’ BELLA DI GARDENIA?


MIMOSA, MIMOSA...

MA LA PIU’ BELLA SEI TU!


E poi…


PROFUMI, PROFUMI…

ACQUE D’ERBE ODOROSE, ESSENZE,

ACQUE AROMATICHE, ERBE PROFUMATE…"


E poi…

PROFUMI, PROFUMI…

ACQUE D’ERBE ODOROSE, ESSENZE,

ACQUE AROMATICHE, ERBE PROFUMATE…"



SI RIAFFACCIANO ROSETTA & VIOLETTA;

SONO PIU’ BELLE DOPO LA TOELETTA,

SI SON VESTITE PER ANDARE AL MERCATO,

NON SANNO CHE QUELLO E’ UN GIORNO… FATATO!



ROSETTA:

I PROFUMI! I PROFUMI!


VIOLETTA:

PRESTO, SCENDIAMO A COMPRARCELI PRIMA CHE VADA VIA!!!



ESCONO LE RAGAZZE FRETTOLOSAMENTE

DAI 2 LATI DELLA CASA CONTEMPORANEAMENTE;

SI AVVICINANO CON PASSO DANZANTE,

CURIOSE, ALLA BANCARELLA AMBULANTE.

GLI ABETI, AI LATI DELLA CASA,

PER LA BREZZA ONDEGGIANO, SEGUENDO

CIO’ CHE DAVANTI A LOR SI VA SVOLGENDO…






LA FATA:

“PROFUMI, PROFUMI…

ACQUE D’ERBE ODOROSE,

ESSENZE…ACQUE AROMATICHE, ERBE PROFUMATE


OH, QUANTI BEI PROFUMI!

Esclamano le due sorelline…


"OH CHE BELLE RAGAZZE!"

Esclama quella strana fata,

(da profumiera travestita)


“COME VI CHIAMATE?


ROSETTA:

“IO MI CHIAMO ROSETTA”


VIOLETTA:

“IO MI CHIAMO VIOLETTA.”


FATA:

“ MA CHE BEI NOMI DI FIORI!

BELLI COME SIETE BELLE VOI…

SIETE BELLE MA, CON QUESTI MIEI PROFUMI,

PIU’ BELLE ANCORA CERTO DIVENTERETE!

PROPRIO COME 2 FIORI VOI PROFUMERETE…

SU, CORAGGIO, RAGAZZE, SCEGLIETE:


E porge loro, una ad una, tutte le bottigliette di profumo, cantando…


“QUESTA E’ ACQUA DI MAGNOLIA, QUELLA E ESSENZA DI ROSA TEA,

QUESTA E’ ACQUA DI MIMOSA, QUELLA E’ ESSENZA DI ORCHIDEA,

ACQUA DELL’IMPERATRICE EUGENIA: IRIS, GELSOMINO & PATCHIULI’…

QUESTA E’ ACQUA DI CAMOMILLA, QUELLA E’ ESSENZA DI CAMELIA,

QUESTA E’ ACQUA DI COLONIA, QUELLA E’ ESSENZA DI GARDENIA,ACQUA DELLA REGINA D’UNGHERIA: ROSA, MUGHETTO & TE’…,



LE NOSTRE GRAZIOSE SORELLE

CHE AMBISCONO AD ESSERE ANCORA PIU’ BELLE,

VOLENDOSI PROFUMARE

COMINCIANO AD ANNUSARE

TUTTI PROFUMI DI ERBE & DI FIORI

CHE LA FATA TIRA FUORI



MA, AD UN TRATTO, A ROSETTA

CADE A TERRA UNA BOTTIGLIETTA

CHE SI ROMPE, SPARGENDO

UN “PROFUMO”… TREMENDO!



ROSETTA:

OH! MI DISPIACE!"


FATA:

TI DISPIACE?? AH, MALEDETTA! MALEDETTA DISGRAZIATA, TU MI HAI ROVINATO!CON QUELLE MANI DI PASTAFROLLA UN PROFUMO HAI VERSATO.... UN PROFUMO ORIENTALE PIU' PREZIOSO DELLA MANNA, DELL'ORO & DEL BROCCATO LUSSUOSO!!!"




MA INTANTO, MA INTANTO

DAPPERTUTTO SI SPARGE QUEL PUZZO TREMENDO

DI PESCE TANTO MARCITO & TALE

CHE TUTTI STANNO SVENENDO

& IL NASO SI DEVONO TAPPARE

PER NON SENTIRSI MALE!



ROSETTA & VIOLETTA:

“MA IL TUO PROFUMO PUZZA!


ABETI:

PUZZA… PUZZA…”


VIOLETTA:

“PUZZA…”


ROSETTA:

“… DI PESCE MARCIO!”


FATA:

MA QUALE, MA QUALE PESCE MARCIO???

ERA ACQUAMARINA & ESSENZA DEL MAR DELLA CINA …

E TU L’HAI VERSATO!

E LA PAGHERAI CARA, STUPIDA ROSETTA!”


VIOLETTA:

“VA BENE, NON TI ARRABBIARE COSI’, TE LO RIPAGHEREMO QUESTO TUO PROFUMO, ANCHE SE PUZZA…”


FATA:

"NON C’E’ SOMMA CHE POSSA RIPAGARMI QUESTO PREZIOSO

PROFUMO CHE NON SI PUO’ VENDERE TANTO E’ COSTOSO!

MA NON LA SCAMPERAI COSI’, ROSETTA,

PERCHE’ IO SON FATA DELL’ACQUA DI FIUME & DI MARE

E PER QUEL CHE MI HAI COMBINATO TI FARO’AFFOGARE!"


ROSETTA & VIOLETTA

(tremanti & spaventate):

AFFOGARE???


ABETI:

“AFFOGARE???”


FATA:

“A MENO CHE…”


ROSETTA & VIOLETTA

(ancora spaventate, ma un poco rincuorate):

A MENO… CHE???


ABETI:

“A MENO… CHE???”


FATA:

A MENO CHE… TU NON SPOSI IL MIO CARO NIPOTE….

IL BELLISSIMO FIGLIO DEL RE PESCE!”


ROSETTA

(singhiozzante):

“OH, POVERA ME! IL SOGNO ERA PROPRIO VERO!"



ROSETTA E' SVENUTA

&

SAREBBE CADUTA

SE NON CI FOSSE UN ABETE CHE L’AIUTA!

L’ALTRO LE FA ARIA COI RAMI

AL POSTO DELLE… MANI!


FRATTANTO LA SUA IMPAVIDA SORELLA

ACCORRE IN SUA DIFESA & SI RIBELLA:



VIOLETTA:

“ MA NON E’ GIUSTO!

E TU SEI CRUDELE, FATA!

ODIOSA, DISPETTOSA & PERMALOSA…

SEI UNA FATACCIA INFAME!

LA MIA BELLA SORELLA NON PUO’ SPOSARE UN PESCE DEL MARE!”


FATA

(ridacchiando malignamente):

“LO FARA’, LO FARA’…

CON UN PESCE DEL MARE ROSETTA SI SPOSERA’

ALTRIMENTI, ALTRIMENTI… NEL MARE AFFOGHERA’!”

AH, AH, AH!"


Ma Violetta non la sopporta proprio & le urla:

SEI UNA FATA ASTUTA & INGANNATRICE!

CI HAI ATTIRATO CON UNA TRAPPOLA

E I TUOI PROFUMI ERANO L’ESCA!


E vorrebbe picchiarla di buona lena…

ma Rosetta ( che si è ripresa dal suo svenimento) la frena…


“CALMATI, SORELLINA, NON C’E’ NULLA DA FARE!

IL SOGNO MI AVEVA AVVERTITO: MI DEBBO RASSEGNARE…

IL SOGNO MI AVEVA DETTO LA VERITA’…

MI HA PERDUTO LA NOSTRA VANITA’!"


LA FATA

(che si sfrega le mani dalla soddisfazione ):

“VISTO CHE L’HAI CAPITO, NON PERDIAMO TEMPO…

SI FACCIA DUNQUE QUESTO MATRIMONIO:

ORA CHIAMO MIO NIPOTE & TE LO PRESENTO.."



DI BOTTO IL CARRETTINO DI PROFUMI HA SCAGLIATO

LONTANO (DIETRO LE QUINTE) & POI HA CHIAMATO…



"COOOLA, COOOLA…COLA….PEEESCEEE…"


"COOOLA, COOOLACOLA….PEEESCEEE…"



E SULLA SCENA COLAPESCE, IL FIGLIO DEL RE PESCE, E’ ARRIVATO

SOPRA IL CARRETTO STESSO, INDIETRO RITORNATO!



COLAPESCE:

“ECCOMI ZIA, ECCOMI ALLA TUA CHIAMATA,,,

DOV’E’ ZIA,

DOV’E’ LA MIA FIDANZATA?“



MA QUANDO ROSETTA CON GRANDE SPAVENTO

VEDE QUEL BEL PESCIONE,AZZURRO & CONTENTO,

SALTAR GIU’ DAL CARRETTO & FARLE UN INCHINO,

VACILLA, BARCOLLA UN POCHINO…

SI GETTA SU VIOLETTA SINGHIOZZANDO

D’ESSER MAI PIU’ FELICE DISPERANDO.



FATA:

“COSA SONO QUESTI SCIOCCHI PIAGNISTEI?

TU STAI PER DIVENTARE PRINCIPESSA!

SU, ROSETTA, DAI LA MANO AL TUO PROMESSO SPOSO

CHE, PER RECARCI IN CHIESA,

FORMEREMO UN REGALE CORTEO:

VIOLETTA CHIUDERA’ LA SFILATA

E, DAVANTI, INCEDERO’ IO, LA FATA!”





ED ECCO UNO STRANO CORTEO REGALE,

NEL QUALE… NEL QUALE

ROSETTA CONTINUA SILENZIOSAMENTE A LACRIMARE

MENTRE VIOLETTA E’ PIU’ TRISTE CHE AD UN FUNERALE.

TUTTI SFILANO A PASSO DI DANZA CADENZATA

DIETRO ALLA NOSTRA CAPRICCIOSA FATA,

CHE, CON GESTO ELEGANTE & SUPERBO

A TUTTI GLI ALTRI, IMPERIOSA, DA’ IL TEMPO,

I DUE ABETI PIANGONO LACRIME VERDI, SALUTANDO

LE SORELLINE CHE ESCONO DI SCENA, MARCIANDO

(MALGRADO LORO)

&

VANNO DIETRO ALLE NOTE DI UNA CANZONE,

UNA CANZONE D’AMORE & DISAMORE





II SCENA:




I NOSTRI DUE ABETI VIA, LA CASETTA,

DALLA SCENA IN FRETTA HANNO LEVATO,

UN PALAZZO BAROCCO HANNO PORTATO,

UN PALAZZO CON COLONNATI & STATUE,

UN CASTELLO PER RAGAZZE FORTUNATE!




1 ABETE:

“CHE DISGRAZIA, CHE DISGRAZIA!

POVERA ROSETTA, COSI’ BELLA & GENTILE!

UN MARITO PESCE LE DOVEVA CAPITARE!

PIANGE TUTTO IL GIORNO & NON SI PUO’ CONSOLARE!


2 ABETE:

“MA LA COSA PIU’ TERRIBILE E’ IL PUZZO…

NON SI PUO’, NON SI PUO’ PIU’ SOPPORTARE!

PER FORTUNA CI SIAMO NOI VICINO ALLA CASETTA

E PURIFICHIAMO UN PO’ L’ARIA C OL NOSTRO PROFUMO DI ABETI…”


1 ABETE:

“MA CHE COSA VUOI PURIFICARE…

QUA’ ATTORNO E’ TUTTO UN MIASMO PESTINENZIALE!

ED ANCHE GLI UCCELLINI SONO DOVUTI SCAPPARE!”


2 ABETE:

“MA CHE FA, CHE FA COLAPESCE TUTTO IL GIORNO?”

1 ABETE:

“MANGIA, DORME & NON PARLA…

E’ MUTO COME UN PESCE, APPUNTO,

E… PUZZA, PUZZA…”


2 ABETE:

“POVERA ROSETTA & POVERA VIOLETTA ANCHE,

COSI’ BUONA CHE NON L’HA VOLUTA LASCIAR SOLA

CON QUELLO SPAVENTOSO MARITO-PESCE!

MA, ZITTO!

ECCO CHE ARRIVANO LE SORELLINE…”



E ARRIVANO…

MA, BEN VESTITE, ELEGANTI, INGIOIELLATE,

SI SONO DEL TUTTO TRASFORMATE…



ROSETTA:

“NON NE POSSO PIU’, NON NE POSSO PIU’!

NON E’ VITA QUESTA! MA UN INCUBO DEL MALE

CHE LA DISGRAZIA HA VOLUTO AVVERARE:

UN TAL MARITO MI DOVEVA CAPITAREARE?”


VIOLETTA:

“CORAGGIO, SORELLINA,

BISOGNA SOPPORTARE..

ADESSO HAI UN BEL CASTELLO

COMANDI & PUOI ORDINARE…

SEI ADESSO PRINCIPESSA

E TUTTO PUOI ACQUISTARE

GRAZIE AI RICCHI TESORI DEL MARE…"


ROSETTA:

"SE SONO PRINCIPESSA, TI VOGLIO RICORDARE

UN PESCIONE HO SPOSATO CHE DORME E SA …PUZZARE..

QUESTO STUPIDO MOSTRO PIU’ NON RIESCO A SOPPORTARE!

PER CUI…PER CUI, VIOLETTA, HO DECISO…

IO… HO DECISO CHE LO VOGLIO… AMMAZZARE!"


VIOLETTA:

"AMMAZZARE???"


ABETI:

"AMMAZZARE???"


ROSETTA:

"SI’, SI’ SORELLA... HO DECISO CHE COSI’ SI FACCIA

E… POI. PER NON LASCIARE ALCUNA TRACCIA,

A QUELLA MALVAGIA DELLA FATA SUA ZIA,

FRITTO, CE LO MANGEREMO & IN BELLA COMPAGNIA."


VIOLETTA:

"QUEL CHE COMANDI, SORELLA PRINCIPESSA,

E’ ASSAI CRUDELE…

LA MIA DOLCE ROSETTA

DOV’E’ FINITA MAI?"


ROSETTA:

"BUONA & DOLCE ERO, QUANDO ERO RAGAZZA,

MALMARITATA CON UN CRUDELE INGANNO,

ADESSO SONO CATTIVA E COME TUTTI SANNO

“CHI SI FA PECORA, IL LUPO SE LA MANGIA”:

IO, CHE FUI FANCIULLA SAVIA E RASSEGNATA,

ORA SARO’ UNA SERPE SCATENATA!"


VIOLETTA:

"QUEL CHE MI DICI, SORELLA PRINCIPESSA,

E’ ASSAI CRUDELE…

MA IO TI AIUTERO’, CARA ROSETTA:

NOI LO FAREMO ASSIEME!"


ROSETTA:

"ALLORA FACCIAMOLO!"


"PEEESCE…

COOOLA PEEESCE!

PEEESCE… COOOLA PEEESCE!

FINISCILA DI DORMIRE!

VIENI A MANGIARE, MIO DILETTO,

CHE TI PREPARO UN BEL PRANZETTO!"



ARRIVA COLAPESCE SBADIGLIANDO,

SI SIEDE SU UNA SEDIA, DORMICCHIANDO…

GLI IMBANDISCONO UNA TAVOLATA:

MENTRE VIOLETTA APPARECCHIA,

ROSETTA IN CASA SE NE E’ RIENTRATA …




MA POI RITORNA E SULLA TESTA

GLI TIRA UNA… PADELLATA




“BAAANGGGGGG!”



!!!


1 ABETE:

"COLAPESCE, COLPITO,

COLPITO ALLA TESTA,

PER TERRA E’ CADUTO

& LI’ EGLI RESTA!"


2 ABETE:

"FINO A CHE PER LA CODA

LO TIRA, VIOLETTA!

VIOLETTA LO TIRA

& POI LA MINESTRA,

L’ANTIPASTO, LA FRITTURA DI PESCE,

DA BRAVA,

CON ROSETTA IN CUCINA PREPARA & PREPARA…"





Da dietro il bel palazzo, da destra e da sinistra vengono buttate dappertutto piccole lische di pesce e poi alla fine, dal centro, una grande, lunghissima lisca… si sentono rumori e …


INTANTO, GLI ABETI

SERVITORI COMPITI,

DELLA TAVOLA RIORDINANO L’APPARECCHIATURA,

MA NON BUTTANO LE LISCHE NELLA SPAZZATURA


Le sorelline escono simultaneamente dal palazzo ( una da destra, l’altra da sinistra);

si tolgono i grembiulini che sono tutti… insanguinati (!!!),

si siedono ed impazienti,

impugnano forchette & coltelli…



ROSETTA:

"SI PORTINO PIATTI & VIVANDE!

SI INIZI ORA DUNQUE IL BANCHETTO!

VOGLIAMO MANGIARE

I PESCI DEL MARE!"



SI CHIUDE LA SCENA SUL PRANZO FATALE,

CHE VOGLION GLI ABETI CELARE

CON MANTO DI ERBE & DI FIORI

PER NON FERIRE I… VOSTRI DELICATI CUORI!





III SCENA:





ABETI ( in coro):

"HANNO GIA’ PRANZATO & SONO TANTO SAZIE

CHE LA LOR PANCIA APPARE ASSAI PIU’ PIENA,

RILASSATE E UN POCO INSONNOLITE,

ORA SBADIGLIANO DI BUONA LENA…"



ROSETTA

(assai soddisfatta):

"CARA SORELLA HO UNA SPINA TRA I DENTI…

CARA SORELLA DOV’E’ LO STUZZICADENTI?"


VIOLETTA glielo porge e…

"ORA SEI PRINCIPESSA-VEDOVA, SORELLA,

E MAI TU FOSTI COSI’ ELEGANTE & BELLA…

SICURAMENTE TI POTRAI RISPOSARE

E QUESTA VOLTA NON CON UN PESCE DEL MARE!"


ROSETTA

(sbadigliando):

TU DICI BENE, VIOLETTA:

QUESTA VOLTA SPOSERO’ UN BEL CAVALIERE

E TU CERTO, SORELLA, IL SUO AMICO FEDELE…

ORA SIAM BELLE, RICCHE, INDIPENDENTI,

ORA SIAM FURBE COME DUE SERPENTI!"


Sbadigliando si addormentano con la testa sul tavolo.

Hanno tanto mangiato che… russano!



MENTRE LE NOSTRE CRUDELI DORMONO

ENTRA LA FATA

ENTRA LA FATA–-ZIA CHE, COSTERNATA,

GUARDA I GREMBIULI APPESI ALLA FINESTRA,

GUARDA IL BANCHETTO E LE LISCHE PER TERRA,

GUARDA VIOLETTA CHE DORME RILASSATA,

GUARDA ROSETTA CHE RUSSA, ASSAI INGRASSATA…




FATA

(rivolgendosi al pubblico & agli abeti):

"COSA E’ SUCCESSO QUI?

DOV’ E’ MIO NIPOTE?"


Raccoglie la lisca più grande…


"DI COLAPESCE CARO

SON FORSE QUESTE LE SPOGLIE

MORTALI?"


E gli abeti fanno tristemente si’ con la testa


OH, UN DOLORE MI COGLIE

AL CUORE!


Sta per svenire ma si riprende…


"QUESTE CRUDELI DORMENTI

LA PAGHERANNO!

NON SON DOLCI FANCIULLE

MA FEROCI SERPENTI

ERA UN INGANNO!


Si mangia le mani per rabbia & per scorno…


AHHH!!!

NON LE INGANNAI IO ALLORA...

LA FATA FU INGANNATA

DAL LORO ASPETTO ASSAI MITE & GENTILE,

QUELLA SCIOCCA ROSETTA SI E’ ORA TRASFORMATA

IN QUALCOSA DI PIU’ DOPPIO DI UNA FATA!






(Continua)




Approfondimenti:

LA STORIA DI COLA PESCE.

La leggenda di Cola Pesce è diffusa in tutta la Sicilia ed in tutto il mondo mediterraneo, e di lei corrono ben 18 varianti, sicché di questa leggenda si può parlare come della leggenda"nazionale" della Sicilia, per gli elementi culturali, storici e ambientali che vi si trovano: ed una variante della leggenda dice addirittura che Cola Pesce si trova in fondo al mare, per sostenere una delle tre colonne, ormai pericolante, su cui secondo la fantasia popolare si regge l’isola. I riflessi catanesi della leggenda di Cola Pesce, che era un sub eccezionale, capace di stare settimane e mesi sott’acqua, come un autentico pesce, sono dati non soltanto dal fatto che molte varianti della leggenda lo dicono nativo di Catania, ma anche dal fatto che a Catania, nel Settecento, c’era un bravo tuffatore, un popolano soprannominato Pipiriddumi, che si vantava di essere un diretto discendente dal celebre Cola Pesce; ma il riflesso catanese più importante nella leggenda di questo tuffatore veramente singolare è che Cola Pesce, in tutte le varianti del racconto popolare, parla sempre del fuoco dell’Etna, che ribolle sotto il mare: e in una diffusa variante della leggenda, il marinaio catanese muore proprio bruciato dal fuoco sottomarino dell’Etna, perché il re Federico, incredulo della relazione fattagli da Cola, pretese che egli portasse una prova di quanto affermato. Al che, Cola Pesce prese una ferula (il noto, leggerissimo legno che galleggia facilmente) e disse : "Maestà, questa ferula ritornerà bruciata alla superficie del mare, e questa sarà la prova che sotto il mare esiste il fuoco dell’Etna; ma io non ritornerò più, perché il fuoco sottomarino mi distruggerà". E così fu.:

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