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"Il fantastico è il linguaggio dell’io interiore.Non pretenderò altro per la narrativa fantastica che dire che la ritengo il linguaggio adatto a raccontare storie ai bambini ed a altri. Ma lo affermo con sicurezza perché ho dietro di me l’autorità di un grandissimo poeta, che lo ha detto in modo molto più audace: “Il grande strumento del bene morale – ha detto Shelley – è la fantasia.”

Ursula Le Guin

giovedì 6 ottobre 2011

Lionella Luna



Partì Lionella Luna
un giorno alla ventura
con dietro un solo paggio.
Era un giorno di maggio

Lionella, Lionella
ha occhi d’uva morella
e bocca corallina...


Se ne partì a cavallo,
lasciando il suo castello,
e giunse in cima a un poggio
e se ne entrò in un bosco.

Alle nozze del conte Luna
suonarono cento chitarre
e, nella notte scura,
cento torce si torsero
in fiamme rosse e gialle

Nel castello del conte Luna
danzarono pavane intrecciate,
trenta dame ricercate
girarono nove volte in tondo

E nove mesi esatti da quel giorno,
al conte e alla contessa Luna,
nacque una figlia bruna
e rosata e bella,
che si chiamò Lionella


Lionella, Lionella
ha occhi d’uva morella
e bocca corallina...

Ma, mentre la contessa aspettava,
ogni notte un diverso incanto sognava.



E sognò un sogno
e galoppò a cavallo
nella notte menzognera
di mezza primavera
e fu nella forra incantata
dell’acqua ghiacciata …


“Beatrice, contessa di Luna,
cosa ci fai nella forra oscura?”
-le domandò Scirocco, il vento-

“Io galoppo senza paura
dietro a un presentimento”
“Se la figlia che nascerà avrà sfortuna,”
-disse Beatrice al vento-
“Non reggerò, io credo, al patimento!
piuttosto io mi affogo in acqua scura!”




“ “Contessa, -disse il vento-
la tua vita, tu devi conservare
che è legata
a quella figlia bella e sconosciuta …
Se pure fosse un giorno sfortunata,
la vita sua vivrà!”

“Ma vento, io sognai per sette sere
donna maligna che mi fece bere
d’ acqua gelata più di un gran bicchiere
Poi disse che mia figlia, per amore,
sarebbe un giorno morta di dolore”


“Sognato hai una vecchia malfidata
Se un giorno questa figlia
sarà amata,
lei non amerà!”

Nel noccioleto di Boscogrande
Lionella Luna raccoglie ghiande,
schiaccia nocciole, sbuccia castagne


“Ferrandino, Ferrandino …”
-Disse Lionella al paggio con la viola-
Cantami una serenata
che ho il cuore triste,
sempre sono sola!


Io apro una nocciola ancora
e, se sarà seccata,
incontrerò quell’anima dannata
che in sogno mi legò
a sorte sventurata
prima che fossi nata!

Nella radura
in mezzo al bosco
fila una vecchia
una coperta
di filo rosso

“Lionella Luna sei venuta!
È tempo che
ti feci la chiamata.
Tua madre spesso in un sogno
l’ho incontrata,
le dissi che tu eri affatturata”

“Tu menti, vecchia trista e male nata!
Si sa che fosti tu che l’hai stregata
nel seno di sua madre sventurata,
che in sogno ti sognò per un incanto
e lei non prova amore!”

E Ferrandino, tratto il suo pugnale,
Le balzò addosso per farle del male
Ma in quella un falco gli punta addosso
e aveva al collo un collare rosso.

Vola nel vento di tramontana
messer falco fa sette giri e plana

E il paggio scappa
mentre la ragazza
monta a cavallo alla disperata
e dietro al falco corre, affascinata,
come fosse il suo amore

Galoppa, galoppa,
Lionella Luna,
alla ventura
dietro a un bel falco
che vola in alto

Il paggio Ferrandino
ora è caduto
e grida come fosse un forsennato:

“Contessina bella affatturata,
se galoppi ancora
sei perduta …
finisci nella forra sventurata
dell’acqua ghiacciata!”

Lionella non lo ascolta
e, in un minuto
è a venti leghe innanzi che galoppa,
galoppa dietro al falco
ch’è volato

Il paggio piange un pianto sconsolato:
l’amore suo segreto se n’è andato …
più non la servirà!


Lionella Luna alla ventura
va dietro il falco
che vola in alto.


Nella forra dell'acqua ghiacciata
Lionella Luna si è fermata:
spunta la luna, mormora l'acqua,
il falco vola tra le sue braccia...
poi veglia, l'ala ripiegata,
sulla ragazza addormentata.


Nella notte tramontana

soffia e geme tra le fronde

nel mantello suo di lana

la ragazza stanca dorme



Sogna il falco appollaiato

per incanto trasformato

in un giovane che attorce

le sue trecce e poi le scioglie …




Alle nozze del conte Luna

suonarono cento chitarre

e, nella notte scura,

cento torce si torsero

in fiamme rosse e gialle



Alle nozze del conte Luna,

Chi cantò quella canzone oscura

che parlava di amore e tradimento?



Chi intonò con una voce appassionata

storia di donna strana e affatturata

che amava senza sapere amare

e dette per farselo straziare

Il suo cuore nel bosco

a un cavaliere fosco?




Nella radura

in mezzo al bosco

fila una vecchia

una coperta

di filo rosso



Così Lionella fu moglie sventurata

di messer falco che per le terre andava

a cercar preda …



La notte la incontrava nella forra,

sola, soletta, tutta scarmigliata,

con bocca insanguinata la baciava,

e se lei gli parlava- per parlare,

con occhi insanguinati, la picchiava.




Messer falco ha occhio nero

che scintilla, e grigio l’altro,

Messer falco ha manto nero,

nero cuore e nera chioma,

Ha profilo di sparviero

Messer falco, e voluttuosa

bocca rossa come mora.




Lui di giorno divorava

crudo il cuore alle sue prede,

ma la notte cucinava

su gran fuoco cacciagione

funghi ed erbe di stagione,

e Lionella mescolava

silenziosa il calderone.



Nella forra dell’acqua ghiacciata,

Lionella muta pare una fata,

pare una strega scarmigliata

attorno al fuoco, in mezzo al bosco,

su una coperta di filo rosso.




Fuggi Lionella, fuggi sventurata

che è infame la tua sorte e il tuo destino,

tua madre che lo seppe

in acqua scura si voleva gettare

ma un vento la convinse ad aspettare:

le disse che mai avresti amato

chi ti dava il suo amore,

ma è Ferrandino che tu hai ignorato

ed ami ora bestia senza cuore!



.
Attorno al fuoco, in mezzo al bosco,

su una coperta di filo rosso

piange Lionella come disperata:

le è nato un bimbo bello e rosellino

ed è primo mattino ….

ma lei ha paura del falco.







(continua)

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