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"Il fantastico è il linguaggio dell’io interiore.Non pretenderò altro per la narrativa fantastica che dire che la ritengo il linguaggio adatto a raccontare storie ai bambini ed a altri. Ma lo affermo con sicurezza perché ho dietro di me l’autorità di un grandissimo poeta, che lo ha detto in modo molto più audace: “Il grande strumento del bene morale – ha detto Shelley – è la fantasia.”

Ursula Le Guin

venerdì 11 giugno 2010

Surrealismo romantico: introduzione a "Nel regno di Burla"

Surrealismo romantico

ovvero

“Nel regno di Burla”:

la fiaba algida, preziosa & scintillante


Inventare una fiaba per una deliziosa e intelligente V classe elementare, la medesima classe che aveva meravigliosamente saputo e “voluto” mettere in scena un fiabesco bosco di “alberi abeti”, il Natale precedente, mi ha portato a realizzare, credo, un piccolo sogno surreale e romantico al tempo stesso e surreale & romantico come può esserlo un sognante, evanescente dipinto di Chagall. (Ma anche come può esserlo un più geometrico, ipnotico Magritte!)
Sono partita così, alla brava, senza un’idea ben definita, sedotta dal suono e soprattutto dall’elegante grafica dell’incipit fiabesco che mi era venuto in mente: “Nel regno di Burla viveva una volta…”
Suonava proprio bene, infatti, e soprattutto…evocava.
Il bel nome violetto della regina –Ametista- mi ha condotto a dar corpo poetico ad una mia vecchissima ossessione infantile e giovanile: la passione per gli elenchi di nomi comuni & nomi propri, insoliti e rari, dal suono melodioso e spesso dal doppio significato: nomi greci, latini, biblici e germanici, celtici e slavi, medioevali e barocchi, nomi letterari ed orientali, di erbe e di fiori e di virtù non solo teologali, di dei, stelle e pianeti, minerali - pietre dure e preziose, appunto!
Istantaneamente così, da questi coloratissimi nomi, preziosi e scintillanti (ed anche un po’ buffi) è venuta fuori una fiaba estremamente preziosa e scintillante, smagliante nei suoi vari e vividi colori.
Una fiaba algida e un po’ rigida, anche, perché adesso la reale valenza della paroletta “burla” che mi aveva intrigato, si era ben palesata: i personaggi che erano venuti alla luce, infilandosi uno dopo l’altro, come grani di una collana ( di perle? O di corallo? O di ametiste? O…) non solo portavano questi bellissimi nomi di preziosi minerali, ma in un’ottica leggermente deformata e distorta – in un’ottica surreale, appunto- essi lo “erano” anche o almeno lo divenivano con una bellissima metamorfosi, che non sarebbe, poi, stata l’unica della storia.
La fiaba, pertanto, era “rigida” per la qualità stessa delle algide pietre dure & preziose che la componevano: non si capisce, infatti, bene alla fine se fossero i personaggi a essersi mineralizzati o, esse, le pietre, ad essersi antropomorfizzate… (e questa, infatti, è proprio una bella burla! - hanno subito capito i bambini e si sono messi a disegnarne la trasformazione!)
Chi infatti si trasforma di più, in questa fiaba tutta giocata sulla metamorfosi di una fanciulla in cerva? Lei stessa o infine tutti, proprio tutti i personaggi?
Magia della parola! O meglio, magia dei nomi che, come ben sanno i poeti e tutti i primitivi, hanno un potere evocativo affascinante &… tremendo.
Magia, dunque, e metamorfosi e luce e colore e bellezza e rarità come… l’amore.
Infatti, anche qui, come in ogni fiaba che si rispetti, l’amore è al centro della storia, anzi, come il cuore, il fulcro scintillante di un diamante, esso ne costituisce il motore trainante
Il suo contraltare, l’odio, non può certo mancare ed ecco entrare in scena la gialla Topazia: fata, matrigna e malvagia - Siamo proprio nel solco dell’antica tradizione, quella che piace sempre (e tanto!) ai bambini – il suo, è il giallo ambrato e pericoloso dell’olio bollente, del mantello della vespa, della pupilla della tigre, non quello, luminoso e scintillante dell’oro, del nobile Dorindo appunto, che incarna l’amore.
E la nobiltà di Dorindo è proprio quella del metallo che del quale porta il nome: egli non solo è principe, ma ha un cuore generoso: cerca a lungo e pervicacemente l’amore, si commuove per tutto ciò che è debole, s’intenerisce per la cerva ferita, la salva e la fa curare, l’accarezza e voluttuosamente la bacia sul setoso mantello (è già innamorato?), infine l’esaudisce e la fa danzare… così come per gioco, con complicità e tenerezza, si fanno danzare i bambini piccoli e i vecchietti. Ma soprattutto Dorindo sa soffrire per lei e piange “per vero dolore”
Il dolore - Saper provare dolore -, in questa fiaba, è il vero talismano e la sofferenza d’amore, la sofferenza di Dorindo, che sparge dappertutto le sue “lacrime amare d’amore”, la pietra magica e preziosissima, che, sola, può disciogliere i viscidi incanti dell’odio. E gli discioglie, infatti, alla lettera: in un mare.
E così alla fine, nel salone non più allagato ma ancora bagnato, ai barbagli colorati delle pietre – tutti i personaggi sono lì riuniti - si unisce quello, più magico ancora ed arcano, degli specchi che rimandano l’immagine dell’avvenuta metamorfosi. La fanciulla è liberata; la cerva, nello specchio.
“Ma come si troverà la cerva nello specchio?” – mi ha chiesto una bambina, felice ma un po’ inquieta.
“Benissimo! Galopperà per il meraviglioso paese che c’è oltre gli specchi, non ti ricordi di Alice?”-le ho risposto io -
Tra tanti bagliori di perle e smeraldi, oro, ametiste e rubini, il nome Corniola per la mia timida protagonista era d’obbligo: è una semplice pietra dura, ma molto meno vistosa e appariscente della turchese: ha il caldo colore delle foglie autunnali, di un fuoco discreto, anzi, della brace del focolare che barbuglia d’inverno… una bellezza tutta interiore e profonda. la Corniola è la pietra che dà la pace del cuore… (Si può ben capire allora, perché l’irrequieto Dorindo si innamori perdutamente della dolcissima fanciulla-cerva!)
Ma tutte le pietre, come del resto i colori e i fiori, nascondono profonde valenze e significati – ed anche perle e coralli, che pietre proprio non sono (ma quanto sono ugualmente belli e preziosi!) – ed inoltre, mettendoci strettamente in contatto con nostra madre terra, pare che… curino.
Si sa che anticamente, al tempo delle fiabe appunto, colori e pietre e fiori si sceglievano, indossavano, regalavano, dipingevano non casualmente ma seguendo un codice preciso e molto articolato di significati simbolici per il quale l’ametista, l’oro, il diamante, la perla, il rubino, il corallo, la turchese, l’agata, lo smeraldo, la corniola, il topazio simboleggiano:
O Ametista: intuizione, forza, intelligenza, affetto, sapienza, pace. (Ma anche intemperanza!)
O Oro: conoscenza, energia, prosperità.
 Diamante: innocenza, purezza, fiducia, sapienza, abbondanza. Secondo la tradizione riflette la volontà e il potere di Dio.
O Perla: amore, purezza e femminilità
O Rubino: felicità, passione, intuizione, coraggio, integrità, potere, devozione spirituale.
O Corallo: prosperità, salute, equilibrio. E’ il sangue pietrificato delle Gorgone del mito greco e, associato al sangue di Cristo, simbolo di resurrezione.
O Turchese: lealtà, amicizia.
O Agata: amabilità, prosperità.
O Smeraldo: conoscenza e verità, prosperità, amore, gentilezza, tranquillità, equilibrio.
O Corniola: gioia, calore, affetto, pace
O Topazio: abbondanza, calore, amicizia ma, poiché esistono delle riserve nei confronti del colore giallo che la caratterizza, anche può simboleggiare anche il tradimento e la falsità.
E che, come si sapeva fin da tempi ancora più antichi di quelli in cui S. Ildergarda di Birgen scrisse il suo celebre trattato, questi scintillanti minerali possono anche curare ed infondere:
O L’ametista: infonde serenità, calma, favorisce la meditazione, protegge dalle ubriacature (e questo è il significato del suo nome), dà energia, rinforza le ghiandole endocrine e il sistema immunitario, purifica il sangue, favorisce l’intuizione e migliora le attività della parte destra del cervello, le ghiandole pineale e pituitaria.
O L’oro: energia e vigore (ma anche inquietudine). Secondo la religione cristiana fu uno dei doni portati dai Re Magi al Bambino Gesù ed e perciò è simbolo della regalità di Cristo.
 Il diamante: disperde la negatività, purifica e dà energia al corpo e allo spirito, migliora le funzioni cerebrali, elimina i blocchi della personalità.
O La perla: emana felicità e piacere. Cura tutte le forme di congestione, come il catarro e la bronchite
O Il rubino: porta felicità e potenzia e rivitalizza la memoria, le capacità intuitive, il sangue e il sistema immunitario, infonde calore, ardore e combattività. (Ma può accentuare anche il nervosismo!)
O Il corallo: è il portafortuna per eccellenza, migliora la salute mentale e fisica, aiuta in caso di cattiva circolazione, anemia e malattie del cuore.
O La turchese: pietra sacra per gli indiani d’America, rinforza e tonifica l’intero organismo, rigenera i tessuti, aiuta la circolazione del sangue, migliora la meditazione, e le espressioni creative, dà pace alla mente. Era considerata un talismano e,secondo la tradizione, mutando colore, avvertiva i cavalieri di un pericolo incombente. E li tutelava dalle cadute. Per questo, ancora oggi si crede che protegga gli aviatori.
O L’agata: predispone all’amore, tonifica il corpo e la mente, infonde un senso di forza e coraggio, è di aiuto agli sportivi ed a coloro che si trovano sotto esame. Anticamente si credeva che estinguesse la sete e proteggesse dalla febbre. I maghi persiani la usavano per allontanare i temporali
0 Lo smeraldo: il suo colore, il verde, è il colore di Venere, per cui protegge l’amore e gli innamorati. Migliora la vista ed aiuta la memoria. Buono per i sogni, l’introspezione spirituale e la meditazione. Rinforza il cuore,il fegato, i reni, il sistema immunitario ed il sistema nervoso.
O La corniola: calda e gioiosa, è la pietra che calma e che dà pace, facilita la concentrazione, apre il cuore e mette in sintonia con sé stessi; dà energia al sangue, aiuta i reni, i polmoni, il fegato.
O Il topazio: previene l’insonnia, favorisce il sonno profondo, rigenera i tessuti, rinforza il fegato, la milza, il sistema nervoso. Disintossica l’organismo e migliora la digestione
Per ultimo, non ancora sazi di tutto ciò, i bambini sono venuti a conoscenza che:
O L’ametista è una varietà di quarzo .
O L’Oro è un metallo di transizione tenero, pesante, duttile e malleabile. Il suo simbolo chimico è Au, dal latino “aurum” che ha il bellissimo significato di “alba scintillante
 Il diamante è la gemma più preziosa. E’ costituito da atomi di carbonio e si forma sotto la superficie terrestre a grande profondità, dove vi sono elevatissime temperatur. Il magma dei vulcani lo strappa dalla roccia profonda in cui cresce e lo fa risalire a minori profondità, a volte anche in superficie. Esso è incolore ed è il minerale più duro che esista in natura; il suo nome deriva infatti dal greco “adamas”, che significa “indomabile”. Il diamante viene tagliato in varie forme, delle quali la più comune e ricercata è quella Brillante.
0 La perla è il meraviglioso prodotto delle ostriche. Il suo nome deriva dal latino “premula” che ne indicava la conchiglia. Quando un granello di sabbia penetra nella loro cavità, questi molluschi marini, per difendere i loro tessuti, la ricoprono con strati e strati di un loro prodotto: la madreperla. Il colore più comune è il bianco, ma esistono anche perle rosa, crema, grigie, viola e nere.
O Il rubino è la più nobile varietà monocristallina dell’ ossido di alluminio, un minerale noto come corindone.
0 Il corallo è costituito da colonie di minuscoli organismi marini che vivono in formazioni arborescenti sui fondali marini in acque tiepide, strutturate assumendo una forma ramificata sostenuta da assi scheletrici composti carbonato di calcio (unica parte utilizzata nella lavorazione)
O La turchese è un fosfato di rame alluminio. Il suo colore può variare dall’azzurro intenso al verde azzurro e al verde per la quantità di rame e per la presenza di ferro e di cromo ed una caratteristica curiosa è che una stessa pietra può mutare sfumatura a causa della luce, della polvere e della reazione con la pelle e con i cosmetici di chi la indossa. Anticamente si credeva invece che il cambiamento di colore indicasse un pericolo incombente. Il nome è relativamente recente e viene dal francese: significava “pietra turca” ed indicava, assieme alla Turchia, la Persia in cui, dai tempi delle Crociate in poi, si potevano trovare le turchesi più belle. Questi orientali usavano portarle sul turbante e adornarne l’impugnatura delle scimitarre; ma ricordiamoci che le più antiche turchesi sono stata trovate in tombe egizie. risalenti a 3000 anni avanti Cristo ( e spesso sotto forma di scarabeo portafortuna)
O L’agata è un quarzo di calcedonio ed è stata striata dalla natura in maniera molto creativa: può essere, infatti, di vari e cangianti colori, a bande concentriche simili ai cerchi di un tronco d’albero, ad occhi, a fantasiose conchiglie. Il primo a collezionare ben 4000 coppe d’agata fu il re del Ponto, Mirtidate, dopo di lui gli imperatori bizantini ed i re d’Europa durante il Rinascimento, si appassionarono a questa particolare collezione.
O Lo smeraldo è un berillo e, come tutti i minerali che appartengono a questa famiglia, è costituito da atomi di berillo, alluminio, silicio e ossigeno.
O La corniola è una varietà del calcedonio e il suo colore può cambiare dal rosso scuro ad un caldo marrone rossiccio
O Il topazio è un cristallo dal colore dell’oro, ma, oltre che di tutte le sfumature e gradazioni del giallo, può essere anche azzurro, rosa, bianco.
E poi altro ed altro ancora: storie, leggende, curiosità su queste e sulle altre gemme.
E’ stato un gioco curioso e affascinante condurre per mano i bambini in questo mondo meraviglioso dove non si finisce d’imparare e di stupirsi: si scava nel ventre misterioso della terra o ci si immerge fino in fondo al mare per carpire non solo i più e rari segreti tesori della natura ma anche tutte quelle interpretazioni e stratificazioni culturali che, fin dall’alba dei tempi, i nostri molto più intuitivi antenati vi hanno sovrapposto.
E così i personaggi del regno di Burla mutano nuovamente sembianza: essi “sono anche” le qualità stesse delle pietre che danno loro il nome e per estensione, essi sono anche dei colori.
Variamente ispirato dalla natura e dagli animali, il simbolo ha sempre trovato una sua identificazione anche nei colori. R. L. Rousseau, nel suo studio “Les coleurs, contribution à une pilosophie naturelle fondée sur l’analogie”, li considera una forma di linguaggio “dell’anima universale”, come una chiave che ci permette di aprire la porte dei misteri antichi, una sorta di filo d’Arianna che ci riporta all’unità ed alla comprensione dell’universo. (“ …Essi ci conducono alla nozione platonica delle idee (immagini) o archetipi, sui quali la scuola di C. G. Jung ha fondato tutta una nuova scienza dell’Anima. I colori si riferiscono a degli archetipi che diventano, come l’essenza del Rosso, del Blu, ecc. dei complessi universali. Rapportati a livello profondo con gli archetipi, i colori ci appaiono come dei crocevia dove si incontrano l’Arte, la Scienza, la Filosofia…”)
Sappiamo che la vita è energia e vibrazioni e che i colori costituiscono una scala elevata di queste vibrazioni e sono in grado di modificare ed influenzarle nostre energie ed emozioni . Gli antichi Egizi indicavano col medesimo vocabolo il ”colore” e “l’essere”, - Alzi la mano chi non si è mai “sentito”, almeno una volta, un colore? E/o “puro colore”? -
Pertanto è stato ben facile, per me, immaginare l’essenza dei personaggi del “Regno di Burla”, il loro nucleo essenziale, fatta di colore.
Tanti bellissimi colori… Una tavolozza fiabesca per dipingere, insieme, liberamente impressioni ed emozioni, per avventurarsi, divertendosi, anche nel mondo segreto e meraviglioso dei simboli: mondo fluido delle concatenazioni, correlazioni, trasformazioni, ambivalenze, opposizioni in cui, proprio come un diamante, ogni immagine appare composta di molteplici sfaccettature che vanno al di là dei suoi significati più ovvi ed immediati, mondo dell’inconscio… In esso ci si inoltra proprio come i due fratellini nel bosco, e si comprende sempre, alla fine, come ogni cosa bella e allettante (la casetta di marzapane) sia ambivalente e possa, cioè, contenere anche il suo opposto.
Il mondo delle cose, il mondo degli esseri… tutto il mondo creato. Esso è il mondo dei simboli e la “regola delle opposizioni”, che lo governa, è insita nel suo misterioso linguaggio.
I nostri personaggi-pietre pertanto, come tutti i gioielli, sono oggetti che fanno pressione sull’immaginario, che sprigionano un oscuro, ipnotico, irrazionale potere di fascinazione e ben si prestano ad assumere un valore simbolico.
Ecco dunque un’altra fiaba a strati, come una torta (marzapane? Cioccolato? Pistacchio?), che si taglia a fette e, in un solo boccone, fa gustare i più vari, rari, contrastanti sapori! O vogliamo vederla come una montagna costituita da variopinti strati di rocce sedimentate? (In cima, naturalmente si erge il castello di Burla, “più terso del giorno”!)
IV ed ultima metamorfosi: la fiaba può divenire una fiaba teatrale.
Ma come si mette in scena una fiaba così?
Secondo me, il più semplicemente e schematicamente possibile.: dovendosi necessariamente questi personaggi-pietre ( a parte Corniola-cerva, ma non Corniola-fanciulla) rendere sulla scena “vestiti” in carte metallizzate, rigide & luccicanti, è chiaro che, proprio come nella cantafavola “Cenerentola”, anche la messa in scena seguirà uno schema rigido (e più semplice, appunto):
2 o 4 attori-narratori, in semplicissimi, eleganti fuseaux neri, si alterneranno a cornice, ai lati della scena, e saranno i soli a recitare alternativamente le strofe della fiaba, indicando con gesto armonioso della mano, via, via i personaggi e/o i momenti più salienti della storia
11 attori-mimi, in pseudo tuniche o ponci di cangiante e luccicante carta metallizzata (l’effetto deve essere geometricamente fantamedioevale) impersoneranno, sullo sfondo, gli 11 personaggi. La cerva vestirà body e calzamaglia (con codino) rossicci. Ad essi sarà concesso soltanto qualche gemito o esclamazione: tutto si giocherà sui gesti e l’espressione. E la metamorfosi di Corniola si potrà risolvere brillantemente col farle rapidamente indossare sopra la sua luccicante tunica color… di pietra corniola.
Basta! Usciamo presto da questa troppo rutilante ossessione e… prepariamoci ad immaginarne un’altra, sempre divertente (si spera) e, se pur in diverso modo, scintillante.




Il gioco delle illustrazioni

Con i bambini si è fatto un bel gioco davvero! Si è giocato alle sorprese dell’ immaginazione…
Non alludeva il titolo, del resto ad una burla?
Dapprima si è letto sulla pagina bianca: lì soltanto, i nomi preziosi dei personaggi erano incastonati in coloratissimi, quasi luminescenti rettangoli e quadrati, ognuno del colore “giusto” della pietra che rappresentavano… ma essi non sapevano ancora, non era stato ancora detto loro almeno, che quei nomi erano anche nomi di pietre dure & preziose & di perle & di coralli “veri”…
Qualcuno però, già si guardava attorno incuriosito e, se non aveva già mangiato la foglia, lo stava certo per fare e si stava divertendo perchè comunque aveva capito che lì sotto c’era qualcosa.
Poi improvvisamente, dopo giorni e giorni, di lettura, partecipazione, suspense, commozione, gare di recitazione che tutti, ma proprio tutti volevano fare (la fiaba era davvero piaciuta!) si è svelato l’arcano: la burla appunto… e Sono state ridistribuite le pagine e… erano cambiate!
Ai lati del testo centrale, infatti, apparivano in tutto variopinto splendore delle loro cangianti sfaccettature, le fantasmagoriche immagini di minerali e di perle e coralli del mare.
E così si è parlato un po' di loro,,, non tanto poco, per la verità ed è stata tutta un’altra storia, nella nostra storia.
Ma guarda! I personaggi che avevano imparato ad amare o ad… odiare (Topazia) potevano dunque essere qualcosa di molto diverso, ma di ugualmente meraviglioso; e soprattutto, si poteva far conoscenza anche con loro – anche con questo secondo loro duplice aspetto, cioè – ed esaminarli uno per uno, avventurandosi nell’incredibile regno della Natura.
Meraviglioso reame anche questo! Straordinario paese che nessun bambino o ragazzo smetterebbe mai di esplorare, se solo qualcuno gliene mostrasse i segreti sentieri e lo conducesse amorosamente per mano!
E così, mentre da un lato si studiava sulle schede di scienze naturali , da queste, si passava avventurosamente a quelle di cristalloterapia, si sconfinava un po' – ma solo un poco - nella chiromanzia e perfino nell’ araldica medioevale (per i significati dei colori), dall’altro si ritornava sempre a parlare dei nostri personaggi…
Dorindo, Corniola, Esmeralda…
Che bei nomi! E, ogni nome, un colore, una pietra… un carattere.
Certo, anche un carattere! Perché ora si andava scoprendo che, non solo essi avevano la personalità che avevano ( Dorindo irrequieto sognatore, Corniola timida & dolce, Perlina, saggia & industriosa, Topazia, malvagia &… ), ma che anche le pietre, secondo antichissime, arcestrali credenze, avevano i loro “caratteri” precisi, o meglio, ciascuna di esse aveva la misteriosa facoltà, il quasi magico potere di migliorare la personalità di chi le indossasse o solo le tenesse in mano.
Così, Corniola dava la pace (Ecco forse perché Dorindo trovava rifugio in lei e se ne innamorava!), Corallo & Agata, abbondanza & prosperità, la Perla, femminile sapienza; Topazia sola ci creava qualche problema perché si leggeva che la bellissima pietra gialla portava e rappresentava diverse virtù & attitudini: amicizia, calore, ecc,
E allora?
Allora la scappatoia c’era perché, tra tante nobili associazioni, si leggeva in un angolino che il suo colore, il giallo, questo nuance luminosa che rappresenta il sole e lo splendore, pur tuttavia, per alcuni, era anche il colore del tradimento & dell’invidia e che addirittura messer il diavolo – il grande invidioso! - era anticamente immaginato vestito, non di rosso, no, ma proprio di giallo.
Curioso, vero? Ma non tanto poi, per chi bazzichi con fiabe, miti ed antiche credenze, nelle quali, prima o poi, l’ambivalenza spunta sempre fuori…
- Ah, la saggezza dei nostri antenati e la perspicacia, poi! –
Dunque era semplicissimo e furono i bambini stessi, fatte le debite associazioni, ad arrivarci rapidamente:
la luminosa, splendente Topazia era, sì, “stata” e tutte le altre belle cose, ma poi era diventata invidiosa della bellezza semplice & pura – qualità molto rara - di Corniola & della sua pacata dolcezza; così, per invidia, era diventata malvagia… proprio come aveva fatto, una volta, messer Lucifero.
Era pertanto il perfetto contraltare di Dorindo, l’altro dorato, luccicante personaggio, “l’altro giallo” della fiaba, che aveva fatto, invece, quasi il percorso inverso: dall’inquietudine, da noia & eterna scontentezza che lo portavano a sprecare tutte le sue vigorose energie nella reiterata violenza sugli animali del bosco (Cacciava lo sventato, ricordatevi che cacciava soltanto, “dall’alba al tramonto”) egli era giunto alla compassione, alla riflessione &, attraverso la consapevolezza del dolore, attraverso “un vero fiume di lacrime amare” che aveva versato, all’amore pieno & appagante che tutto può & trasforma, come una magia.
Più caratterizzati di così!
Che magnifici personaggi si erano rivelati, tutti quanti!
E poi… “personaggi a strati”: strati & ancora strati, torreggianti fette di torta nuziale, di variopinta cassata siciliana o torta “sette veli”…
Sì, proprio sette veli: erano proprio personaggi che si svelavano continuamente e… ogni velo che si toglievano, una sorpresa!
E allora, adesso disegnamoli, bambini!
E se possibile, con tutte le loro trasformazioni:
da fanciulla in cerva, da cerva in fanciulla, da fata in nonna Perlina, da irrequieto cacciatore in innamorato, da splendida fata in cattiva matrigna…
E poi ancora: da cerva ferita in cerva curata & guarita, da scale in torrenti, da cucina in un mare, da castello di Burla in vascello che andava…
Ma anche, se ci riuscite: da ametista in regina, da diamante & brillante in sorelle zitelle, da pepita d’oro in principino, da rubino in lacchè e così via.
E ognuno di noi disegnò come volle e potè. Anche io.
E, mentre ancora ero occupata in questa piacevolissima ma laboriosa attività, feci vedere alla classe la mia prima pagina: la “mia” Ametista & il “mio” Dorindo e spiegai allora cosa significasse “immagine antropomorfa”
Due soli giorni dopo una bambina dalla straripante fantasia, di nome Rossella, esibì con orgoglio, davanti ai miei increduli occhi, le piccole & buffe, fantastiche immagini delle pietre antropomorfizzate, così come se le era immaginate lei, che sono rimaste, senza dubbio, le migliori della classe:
Rubino & Corallo Carollo, T. Turchese & Agatina, Topazia & Esmeralda
(Non potei fare a meno di imitarla un poco e così nacquero anche, nel suo personalissimo stile:)
Regina Ametista & Dorindo Diamante & Brillante, la nonna Perlina & Corniola
Ripassarono quindi per la classe - e fu la terza volta - le pagine con la fiaba & le perle & i coralli & i minerali…
Alcuni di essi si erano trasformati in qualcosa di molto strano & molto bello, di stranamente bello, anzi.
Adesso tocca a voi! - dissi - Voi vi trasformerete in pietre & personaggi:
si va in scena, ragazzi!











APPROFONDIMENTI:


Surrealismo romantico: "L'opéra Immaginaire" di Pascal Roulin (1993)








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