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"Il fantastico è il linguaggio dell’io interiore.Non pretenderò altro per la narrativa fantastica che dire che la ritengo il linguaggio adatto a raccontare storie ai bambini ed a altri. Ma lo affermo con sicurezza perché ho dietro di me l’autorità di un grandissimo poeta, che lo ha detto in modo molto più audace: “Il grande strumento del bene morale – ha detto Shelley – è la fantasia.”

Ursula Le Guin

venerdì 14 maggio 2010

Nero rosso e blu: Tre scarabocchi sulla scena.

NEROROSSOEBLU



ESILIARANTE PERFORMANCE COLORATA






Entrano sulla scena in fila…


NERO

ROSSO

E BLU



NERO

ROSSO

E BLU



NERO

ROSSO

E BLU



NERO

ROSSO

E BLU



NERO

ROSSO

E BLU



NERO

ROSSO

E BLU



NERO

ROSSO

E BLU



NERO

ROSSO

E BLU




I tre, avvolti in ampi ed informi camicioni-mantelli

in nero, rosso e blu, hanno i volti dipinti con gli stessi violenti colori primari…










Passeggiano lungo i bordi della scena, poi al centro e trasversalmente,

seguendo un loro intrinseco ritmo ondeggiante,

avvinghiati l’uno all’altro tramite mano sulla spalla)

in modo da formare come un corpo unico, elastico e vistosamente colorato

Si fermano al centro della scena, ma di spalle,

poi, voltando di scatto solo la testa, iniziano a parlare ad uno, ad uno:



1: CHI SIAMO?


2: SIAM OMBRE,

COLORATE A PIACERE


3: SCARABOCCHI FATTI COL PENNARELLO

NEROROSSOEBLU…


Si aprono all'improvviso a corolla,

col dito puntato,

e si urlano a vicenda

sospettosi:


1: CHI SEI TU?

2: CHI SEI TU?

3: CHI SEI TU?


2: MAH...

(un po’ confuso, con le mani in tasca, allontanandosi verso l’esterno)

SONO… UN PAGLIACCIO!.


1: MAH… SONO… UN… FANTASMA!!


3: MAH… SONO…

(girellando oziosamente tutt’attorno, seguito da occhiate guardinghe degli altri due)


SONO… SONO…


SONO REMAGOPIRATAMOSTRO E ANCORA PIU’!!!


1: PIU U U’?

(scandalizzato)


2: PIU U U’ ??

(allarmato)


3: CERTO!

IO VOGLIO…

VOGLIO ESSERE PIU’ COSE POSSIBILI INSIEME:

IO VOGLIO:

MI VOGLIO SDOPPIARE E POI TRIPLICARE,

MI VOGLIO AMPLIARE E GONFIARE, GOOONFIARE

PASTICCIARE LA FACCIA CON MILLE COLORI-ESPRESSIONI,

DIS-TOR-CE-LA IN CENTO DIVERSE TRASFORMAZIONI,

IO VOGLIO…

ESSERE ME E… ESSERE… VOI!


1: No!

2: NO!


1: NO!

2: NO!


1:NO!

2: NO!


1: TU NON PUOI …

2: ESSERE NOI !!!


(e gli danno uno spintone)


1: OGNUNO INTERPRETA IL SUO COLORE E BASTA!


2: OGNUNO SI SCEGLIE UN PERSONAGGIO E…

NON SE NE PARLA PIU’!


1: BASTA!

(urlando)

PIù!!!

(con rabbia)


2: NON SEI MICA UNO SPECCHIO,

TU!


e

battendo forte, forte il piede per terra,

se ne va s a mettersi ad uno dei due angoli della scena,

simmetricamente a Nero,

la faccia offesissima,

le braccia severamente incrociate sul petto.


Il nostro capriccioso Blu,

di punto in bianco, si mette allora a piangere sconsolatamente,

: dapprima asciugandosi le lacrime e contraendo e aprendo la bocca in silenzio

come fanno i bambini piccoli,

poi

piano, piano,

in singulti e singhiozzi,

infine accelerando il pianto

e urlando

in un crescendo di assoluta disperazione,

la bocca spalancata come un forno,

i pugni contratti,

i piedi che pestano stizzosamente a terra…


3: IH, IH, IH, IH… IH, IH, IH, IH….

IH, IH, IH, IH…. IH, IH, IH, IH….

IH, IH, IH, IH….IH, IH, IH, IH….

UUH, UUH, UUH, UUH… UH, UH, UH, UH…


Ma quel dispettoso di Nero, a piccoli passi felpati, dalla sua sinistra gli è scivolato alle spalle e

con la faccia al pubblico che ride,

gli fa il verso,

immobilizzandosi però ogniqualvolta quello, sospettoso,

si giri di scatto verso di lui… )


3: IH, IH, IH, IH… IH, IH, IH, IH….

IH, IH, IH, IH…. IH, IH, IH, IH….

IH, IH, IH, IH….IH, IH, IH, IH….

UU, UUH, UUH, UUH… UH, UH, UH, UH…

UH, UH, UH, UH…. UH, UH, UH, UH...

UAAH, UAAH, UAAH, UAAH… UAAH, UAAH, UAAH, UAAH!

UAUH, UAUH, UAUH, UAUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH !!!


Davanti a questa inaspettata e colossale crisi di pianto,

Nero e Rosso gli si avvicinano allora lentamente e molto imbarazzati

( perché forse si sentono un po' colpevoli…)


1: SU, SU…


2: NON FAR COSI’, TU!


1: SU, SU...


2: CAARO MIO… SE PROPRIO NON PUOI FARE SEMPRE- SEMPRE BLUUU...


3: E CHE COSA POSSO FARE, IO?

IO SONO SEMPRE-SEMPRE BLU…

E’ VERO CHE NON SONO UNO SPECCHIO!

E’ DIFFICILE-DIFFICILE FARE LO SPECCHIO!

ED IO NON CI RIESCO!

NO! NON CI RIESCO!

UUH, UUUH, UUUUUUH!


e tira su col naso…


(continua)





TRE

SCARABOCCHI

SULLA SCENA



Un’idea surreale non può non nascere in modo casuale ed estemporaneo:
In un armadio della scuola si conservavano due lunghi e larghi camicioni di raso, uno rosso e l’altro nero, già utilizzati come costume di scena per i due alti e corpulenti pagliacci che l’anno prima avevano così abilmente dato vita e vivacità ai loro buffi burattini-animali di peluche; li volli immaginare addosso a più esili e piccoli attori: si sarebbero allargati a dismisura, a… macchia d’olio, come si dice, o meglio a macchia d’inchiostro
Mancava solo ai due colori primari, un terzo, che non poteva che essere il blu
Detto fatto… un terzo camicione a poncho, ancora più ampio ed avvolgente degli altri, si ricavò facilmente con un solo taglio trasversale al centro (per farci passare la testa) dal grande drappo blu ch’era stato… mare, in altri tempi, ai tempi cioè, delle danze di Ulisse e delle sirene di “Insalata di favole”.
Tutto scorre, tutto si trasforma…
Mi serviva ora, in sostanza, un breve copione comico per tre ragazzi che si erano fatti notare per la loro insolita verve, l’ottima memoria ed un bel po’ di esibizionismo in… erba.
Come si sa, nelle vaghe, polivalenti, proteiformi macchie d’inchiostro tutto può essere immaginato, col medesimo gioco di fantasia che si applica anche osservando le nuvole nel cielo, o il fumo di un grande falò o le stesse fiamme danzanti.
Una perfetta metafora del ruolo di attore che essi si accingevano ad interpretare con così tanto entusiasmo!!
E il nostro lavoro cominciò proprio con dei giochi d’immaginazione (immaginiamo di essere… un gatto… e poi immaginiamo di essere… il sole, il vento, un fiore)
Poi si passò alla pittura, giocando ad allargare su grandi fogli bianchi stesi a terra, liberamente nonché comodamente (anche i ragazzi erano infatti… stesi a terra) le macchie di colore in personalissimi, fantasmagorici scarabocchi: neri, rossi e blu.
I miei tre attori immaginarono e immaginarono molto bene, e poi.. scarabocchiarono e scarabocchiarono ancora meglio!
Si tentò - molto liberamente – di interpretare questi scarabocchi e poi, e solo allora, tutti assieme arrivammo alla prima lettura del copione.
Piacque subito. E non poteva che essere così, d’altronde: il più era già stato fatto, solo i dettagli mancavano!
Non c’era, secondo me, bisogno di altre spiegazioni sulle parti stravaganti che proponevo loro… induttivamente essi avevano ben afferrato il nocciolo del discorso, per quanto esso fosse un discorso surreale o forse “proprio” per questo.
Lo dimostrarono subito riuscendo in un batter d’occhio ad impadronirsi del copione: delle parole, dei toni, delle pause, dei ritmi e dei tanti movimenti corporei che erano davvero molteplici e difficili e di fondamentale importanza.
L’interpretazione degli strani personaggi poteva infatti ben trarre ispirazione dal teatro circense, con tutta la fisicità che esso utilizza nei suoi pazzi, comici-melanconici artisti: gli acrobati-clown.
Ma, nel contempo, ciascun registro di recitazione poteva anche essere una libera manifestazione delle personali potenzialità espresse e represse degli interpreti.
E infatti i ragazzi si scelsero rapidamente e da soli, ciascuno la propria parte, il “colore” che desideravano o meglio “sentivano” di voler e poter impersonare, in quanto più adatto alla propria individualità.
Tra di loro, la personalità accentratrice e molto, molto teatrale di “Nero” si impose immediatamente, non senza però qualche violento contrasto con quella altrettanto viva e prorompente della, vanitosissima ragazzina che impersonava “Rosso” ; contrasto che per fortuna e grazie alla continua mediazione mia e della più matura e riflessiva “Blu”, si risolse alla fine in un costruttivo confronto dal quale e per il quale scaturirono, in una fertile gara intuitiva, molte delle più divertenti improvvisazioni ( il geniale ciao, ciao con la manina del finale, può esserne un esempio).
“Blu”, dal canto suo, ebbe il suo gran da fare per trovare i modi e i toni giusti richiesti dalla propria difficile parte, la più complessa e sfaccettata delle tre, così da passare - come in effetti le riuscì molto bene - da una crisi di prepotenza e onnipotenza alla più sofferta, assoluta delusione, manifestata in un pianto disperato e incontenibile ma, poi, quasi d’incanto superata per mezzo del gioco dello specchio.
Il gioco teatrale dello specchio rappresenta la soluzione più scenografica possibile per risolvere questo spasmodico, continuo allargarsi e contrarsi (fisico, verbale, mentale) delle macchie d’inchiostro sulla scena (su questo schizofrenico “movimento” è impostato in sostanza tutta la piccola pièce.)
Gioco difficilissimo ma, per i miei tre ragazzi –attori forse ancora più che per il pubblico, di vero, puro divertimento.
Dopo aver chiarito e mostrato il gioco e dato le indicazioni di massima per tener conto dell’occhio del pubblico, delle rispettive posizioni cioè, nel continuo movimento e rivolgimento, li ho lasciati liberi di improvvisare a loro piacere.
Scatenato ed esilarante come ogni comica finale che si rispetti, il gioco dello specchio ha costituito una meravigliosa “prova del nove” per confermare, se ancora ce ne fosse stato bisogno, l’eccellente livello della loro interpretazione e soprattutto il loro infinito, giovanile entusiasmo.




Appofondimenti:







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