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"Il fantastico è il linguaggio dell’io interiore.Non pretenderò altro per la narrativa fantastica che dire che la ritengo il linguaggio adatto a raccontare storie ai bambini ed a altri. Ma lo affermo con sicurezza perché ho dietro di me l’autorità di un grandissimo poeta, che lo ha detto in modo molto più audace: “Il grande strumento del bene morale – ha detto Shelley – è la fantasia.”

Ursula Le Guin

lunedì 6 dicembre 2010

La Cenerentola di Gioachino Rossini

La Cenerentola
o sia La virtù in trionfo

Dramma giocoso in due atti

Musica di Gioachino Rossini
Libretto di Jacopo Ferretti


Personaggi:

DON RAMIRO, Principe di Salerno
DANDINI, suo cameriere
DON MAGNIFICO, barone di Montefiascone, padre di
CLORINDA, (e di)
TISBE
ANGIOLINA, sotto il nome di CENERENTOLA, figliastra di Don Magnifico
ALIDORO, filosofo, maestro di Don Ramiro
Dame che non parlano
Coro di cortigiani del Principe


In un salone del decadente palazzo baronale di Don Magnifico, Angelina, sua figliastra da tutti soprannominata Cenerentola, è intenta ai lavori più umili mentre le sue due sorellastre, Clorinda e Tisbe, si stanno pavoneggiando davanti allo specchio.
La fanciulla intona una malinconica canzone (“Una volta c’era un re”), quasi presaga del suo futuro destino, ma subito viene rimbrottata dalle cattive sorellastre che la tiranneggiano.
All’improvviso bussa alla porta del palazzo Alidoro, precettore del principe Don Ramiro. Alidoro si è presentato travestito da mendicante per saggiare il cuore delle tre fanciulle che abitano nel palazzo (il principe suo padrone vuole infatti prender moglie e cerca una sposa bella sì, ma soprattutto buona e virtuosa). Cenerentola lo accoglie con affetto, scatenando l’ira delle sorelle che invece lo cacciano in malo modo.
Poco dopo alcuni cavalieri annunciano la visita del principe in persona. Le sorellastre, in grande stato di agitazione, corrono ad avvertire il loro padre, Don Magnifico, il quale, risvegliatosi da un sogno premonitore (“Miei rampolli femminini”) le incita a prepararsi per accogliere degnamente il principe.



Nel frattempo è Don Ramiro stesso ad arrivare di soppiatto nella casa di Don Magnifico. Egli ha scambiato le proprie vesti con Dandini, suo scudiero, per meglio conoscere, e scegliere in assoluta libertà, la sua futura sposa.
Sopraggiunge Cenerentola, affacendata nei lavori domestici. Alla vista di Ramiro ne è dapprima spaventata, quindi turbata. Fra i due giovani scoppia il classico ‘colpo di fulmine’ (“Un soave non so che”).



Annunciato da un coro scherzosamente pomposo, giunge Dandini travestito da principe (“Come un’ape nei giorni d’aprile”). Tutta la famiglia di Don Magnifico non si accorge del tranello e lo accoglie con grande deferenza. Egli reca l’invito a un ballo a corte che viene naturalmente accettato con grande entusiasmo.
Mentre tutti, tranne Cenerentola, si avviano al palazzo, la fanciulla implora il patrigno di condurre anche lei alla festa (“Signor, una parola”). ma don Magnifico la respinge brutalmente.
Alidoro, che ha assistito a tutta la scena, decide commosso di aiutarla (“Là del ciel”).



Nel palazzo del principe, Dandini e Ramiro discutono sulle figlie del barone (“Zitto zitto, piano piano”), quando improvvisamente sopraggiunge una splendida dama in incognito. È Cenerentola, velata e splendidamente vestita, a fare la sua apparizione fra lo stupore generale (“Parlar, pensar, vorrei”).
Don Magnifico teme di aver riconosciuto nella bella incognita Cenerentola, ma è comunque convinto che il principe si deciderà per una delle sue due figlie (“Sia qualunque delle figlie”). Cenerentola, intanto, inseguita da Dandini che lei crede essere il vero principe, dichiara di essersi innamorata dello scudiero.
Don Ramiro, che ha udito tutto, è al culmine della gioia ma la fanciulla lo allontana lasciandogli un braccialetto. Egli dovrà cercarla, riconoscerla e «allor... se non ti spiaccio... allor m’avrai». Don Ramiro decide finalmente che è il momento di porre fine alla girandola dei travestimenti. Riprende il proprio ruolo di principe e si mette subito alla ricerca della bella sconosciuta (“Sì, ritrovarla io giuro”). Pertanto, quando poco dopo, quando Dandini è costretto a informare don Magnifico di essere un semplice scudiero, il furore del barone esplode in pieno.
Din Magnifico rientra furibondo a casa con le due figlie e, quando giungono a palazzo, trovano, come sempre seduta accanto al fuoco, Cenerentola che canta la sua malinconica canzone.
I tre vorrebbero sfogare la loro rabbia sull’innocente fanciulla, ma improvvisamente scoppia un furioso temporale, durante il quale, per merito di Alidoro, la carrozza del principe si rovescia ad arte proprio quando passa davanti alla casa del barone.



Fa quindi il suo ingresso nel palazzo di don Magnifico il vero principe, Don Ramiro.

Fra lo stupore e l’imbarazzo generale, egli riconosce in Cenerentola la dama misteriosa del ballo e la chiede in sposa (“Questo è un nodo avviluppato”). Così la virtuosa Cenerentola corona il suo sogno d'amore e ascende per di più al trono in un tripudio di gioia.
Perdonarà il patrigno e le sorellastre che, pur sempre stizzite, si chinano ai suoi piedi.

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