.(elaborazione grafica di AlevBlack)
"Molti anni fa il mio amico e editore, Mr. Charles Longman, mi offrì Le Cabinet des Fées (Il gabinetto delle fate). Quest'opera richiede quasi uno scaffale girevole per la sua collocazione, come l'Enciclopedia britannica, e io ho dedicato ai volumi uno scaffale girevole. Circostanze di carattere intimamente domestico, "non interamente disgiunte", come avrebbe detto Mr. Micawber, dall'angustia del mio studio (nel quale è impossibile "far dondolare un gatto"), al momento vietano lo scaffale girevole. Vedo, comunque, che Il gabinetto delle fate è composto infine di cinquanta volumi e penso siano sessanta in tutto. Questa grande pienezza di favole dai quattro angoli del mondo offre leggende di fate, streghe, geni, mostri, draghi, matrigne malvagie, principesse graziose o insignificanti, principi fortunati o sfortunati, giganti, nani e incantesimi. Le storie cominciano con quelle che i bambini più amano - la vecchia Barbablu, Il gatto con gli stivali, Pollicino, Cappuccetto Rosso, La bella addormentata e Rospi e perle. Esse furono raccolte , scritte e stampate a Parigi nel 1697. L'autore era Monsieur Charles Perrault, un personaggio famoso con una grande parrucca, che ai suoi tempi scrisse poderosi volumi che nessuno più legge. Non si sarebbe mai sognato che l'avrebbero ricordato principalmente per lo striminzito libretto con le minuscole immagini nel frontespizio - come non diversamente il leggiadro modo di disegnare di Mr. Ford, che diceva di essere noto come "Oltre-il-muro-Ford" tra gli autori che giocano a cricket, per la forza con cui colpiva (1). Perrault scelse le storie rustiche che la balia era solita raccontare a suo figlio e le narrò di nuovo alla sua raffinata, arguta maniera. Sembra non siano state tradotte in inglese se non quasi trent'anni più tardi, quando furono pubblicate in Inghilterra, con il testo francese a fronte, da un certo Mr. Pote, un libraio di Eton. Probabilmente i più giovani ragazzi di Eton impararono da queste favole più lingua francese di quanto si degnassero di acquisire da queste favole, che certamente erano più interessanti del Telemaco di François de Salignac de la Motte-Fénelon, precettore dei bambini francesi, arcivescovo duca di Cambrai e principe del Sacro Romano Impero.
Il successo di Perrault si fondava sul piacere che
la corte di Luigi XIV traeva da queste storie; sappiamo che venivano
narrate tra le dame di corte da una lettera di Madame de Sévigné.
Naturalmente Perrault ebbe degli imitatori, come Madame d’Aulnoy, una
dama errabonda con più spirito che reputazione. Dobbiamo a lei La bella e la bestia e Il nano giallo. Anthony Hamilton si cimentò in L'ariete,
una storia troppo prolissa e confusa, ricordata piuttosto per la nota,
"Ariete, amico mio, comincia dall'inizio!" In effetti lo stile narrativo
dell'ariete manca di lucidità! Poi venne Le notti arabe,
tradotto da Monsieur Galland. Nessuno le ha tradotte bene come lui. La
sua è il contrario di un'interpretazione letterale, ma si legge
piacevolmente come si farebbe con l'Iliade e l'Odissea se
Alexandre Dumas avesse mantenuto la promessa di tradurre Omero. Galland
omise i versi e un gran numero di passaggi che nessuno avrebbe
tralasciato, sebbene l'antropologo le abbia ritenute preziose e
istruttive in successive traduzioni letterali che non divertono.
Successivamente, fiabe persiane, storie del mare e invenzioni originali,
o più o meno sul modello delle favole, furono composte da uomini e
donne diligenti. Sono decisamente troppo lunghe - sono romanzi, in
effetti, e non soddisfarebbero un bambino o un adulto di buongusto. Sono
state raccolte tutte nell'ampio Gabinetto delle Fate, pubblicato nel
1786, appena prima della Rivoluzione. Probabilmente il loro tentativo di
essere semplici ha incantato una società che era estremamente
artificiosa, parlando di "vita semplice" e di "condizione di natura", il
tutto alla vigilia di una rivoluzione nella quale la natura umana ha
manifestato i propri tratti più primitivi in bagni di sangue.
È stata la fine della corte e delle storie di corte
sulle fate, e proprio appena furono distrutte, uomini colti come i
fratelli Grimm e Sir Walter Scott cominciarono a interessarsi alle
storie popolari di contadini e selvaggi in tutto il mondo. E in tutto il
mondo le storie sono state essenzialmente le stesse. Cenerentola è dappertutto; Miss Cox ha scritto un intero libro su Cenerentola,
ed è un ottimo libro, ma non interessa ai bambini. Per loro le migliori
raccolte di storie straniere sono le fiabe tedesche dei Grimm, le Fiabe dalla Norvegia
di Sir G.W.Dasent, (che alcuni insani "adulti" ritengono
"sconvenienti") e le storie indiane di Miss Frere. Ci sono centinaia di
raccolte di favole su contadini e selvaggi, ma, sebbene molte di esse
siano piuttosto interessanti, specialmente le storie zulu del vescovo
Callaway (con le traduzioni zulu), esse non hanno presa su genitori e
zii e pertanto non ne hanno sui bambini. Desidero che i bambini abbiano
la possibilità di scegliere i loro libri. Lasciate che gli amici diano
loro del denaro e fate che si perdano in una libreria! Conoscono i
propri gusti, e se i bambini sono nati appassionati di lettura, mentre i
loro genitori sono l'opposto, (e ciò accade!), allora faranno la scelta
migliore. Sono spontanei nelle loro scelte; alcuni vogliono
Shakespeare, altri preferiscono il libro di Buster Brown.
Pochi -ahimè assai pochi!- sono appassionati di poesia, un numero ancor
minore di storia. "Sappiamo che non sono favole, le vicende di storia
sono vere!" dicono quei piccoli innocenti. Non sono tanto sicuro
che non siano favole, e sono abbastanza consapevole che le migliori
"vicende di storia" non siano vere.
Ciò che i bambini amano sono le storie di fantasmi.
"Raccontaci una storia di fantasmi!" gridano, e io sono in grado di
soddisfare la richiesta, con la quale sono in autentica sintonia. Solo
un forte autocontrollo mi impedisce di narrare l'ultima vera storia di
fantasmi che ho udito ieri. Darebbe piena soddisfazione ai bambini. "Il
libro Grigio delle storie di fantasmi" sarebbe il prediletto. In
giovanissima età ho letto parecchie pubblicità di libri e ho pianto per
non poterne avere a dozzine, e qualcuno mi ha dato un libro di botanica!
L'ho osservato bene, graziosamente rilegato in verde, ma all'interno
era pieno di ogni genere di tediosità.
Nel nostro gabinetto delle fate, che non arriva a
sessanta volumi, ci siamo proposti di piacere ai bambini, non agli
"adulti", ai quali i vecchi scrittori francesi hanno indirizzato i loro
romanzi, ma siamo andati a caccia alle storie in ogni angolo del mondo,
non solo in Europa. In questo volume, iniziamo, grazie al Dr. Ignaz
Künos con una favola dalla Turchia. Il piccolo re Loc è una creazione di Anatole France, il quale ha cortesemente permesso a Mrs. Lang di adattarla da L'ape.
Il maggiore Campbell, come in precedenza, narra
storie che ha raccolto tra gli Indiani. Le fonti sono generalmente
citate alla fine di ogni storia e quando non lo sono i bambini non se ne
accorgeranno. Salvo casi menzionati, Mrs. Lang ha tradotto e adattato
per i giovani lettori il grosso della collezione, e Mrs
Skovgaard-Pedersen ha tradotto Il cavaliere verde dal danese. Devo ringraziare specialmente Monsieur Macler per averci permesso di usare alcuni delle sue Fiabe armene (Parigi, Ernest Leroux editore)."
Andrew: Lang , etnologo e scrittore inglese (Selkirk, Scozia, 1844-Banchory, Aberdeenshire, 1912)
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