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"Il fantastico è il linguaggio dell’io interiore.Non pretenderò altro per la narrativa fantastica che dire che la ritengo il linguaggio adatto a raccontare storie ai bambini ed a altri. Ma lo affermo con sicurezza perché ho dietro di me l’autorità di un grandissimo poeta, che lo ha detto in modo molto più audace: “Il grande strumento del bene morale – ha detto Shelley – è la fantasia.”

Ursula Le Guin

mercoledì 15 dicembre 2010

"Alice a Praga" ovvero "" LA NOTTE DI NATALE NEL GABINETTO DELLE MERAVIGLIE DI PRAGA "

venerdì 10 dicembre 2010

Dedicato ad Angela Carter (Introduzione a "Alice a Praga"




Dedicato ad Angela Carter


Con gli occhi densi di saggia follia e un sorriso enigmatico sulle labbra come un’inquietante statua gotico/vittoriana, Angela Carter è presente in molte delle strade e dei crocicchi della mia anima letteraria e, simile a uno strano Giano al femminile, può presentarmi anche due facce, sempre incompatibili, spesso incoerenti, ma pur tuttavia perfettamente tra loro simmetriche.
Questa regina delle ombre (e intendo ombre anche stranamente luminose!) e dell’ambivalenza, questa narratrice impagabile dalla prosa modernissima e volutamente densa di alti simboli, questa eccentrica, multiforme signora inglese ha attinto infatti a piene mani dall’inesauribile patrimonio favolistico arcaico e classico una calda materia palpitante, intrisa di sogno e quindi di inconscio, al di là delle apparenze più junghiana  forse che freudiano, per coniugarla - cito qui le precise parole di Salman Rushdie - con Baudelaire, Poe, Shakespeare e per poi surrealisticamente scomporla e sminuzzarla con freddo e razionale accanimento.
I suoi racconti, le sue fiabe si innalzano così su simili magmatiche fondamenta e, mattone su mattone, arrivano a bucare il cielo con aeree torri acuminate.
L’incontro con Angela Carter non può che turbare e incidere nel profondo, in particolare chi, come me, è attratto da fiaba, teatro e psicologia infantile, entità polivalenti, sfaccettate e misteriose che insieme possono sincreticamente comporre una temibile triade demoniaca.
La Carter scrisse anche diversi adattamenti teatrali per i suoi racconti ed amò particolarmente il teatro radiofonico (di cui solo coloro che come lei, e come me, sono nati prima degli anni 50, possono ricordare tutto il sonoro splendore). Ma in realtà “tutti” i suoi racconti sono squisitamente teatrali nell’impostazione, nella forma e nella sostanza. Gli scenari di alcune fiabe mutano addirittura agli occhi stessi del protagonista che li attraversa inaspettatamente in scenari di cartone, scenari di teatro.
La predilezione poi della Carter per il teatro pitocco, squallido e affascinante come una pozzanghera dopo un acquazzone, quel teatro di strada con tutto il suo otto/novecentesco armamentario di buratti & pagliacci tristissimi, ottovolanti da Luna Park, fenomeni da baraccone e tendoni a righe svolazzanti nel vento di tramontana, è un altro importante aspetto della sua personalità, un’altra,vivida sfaccettatura del suo mondo interiore. E lo è da sempre anche del mio (grazie Verlaine! Grazie, Palazzeschi! Grazie Chaplin, Bradbury, Fellini!) e di quello, credo, di tutti coloro che non sono riusciti ancora del tutto a mollare gli ormeggi dalle acque dell’ infanzia, non sono riusciti ancora del tutto a dimenticare.

La vera magia di ”Alice, un Natale, a Praga”, una fiaba giocata tutta sulla magia, si condensa nel gioco surreale e prezioso di contrasti: folclore, superstizione e problemi di matematica, girandola di fuochi d’artificio di razionalità e nonsense, guglie d’oro, barocco di Boemia e banane ondeggianti sulla testa di una ormai per noi preistorica Carmen Miranda, la cui sfacciata sensualità annienta le vaporose pruderie vittoriane dell’Alice di Carrol. E, anche qui, riecheggia il teatro di strada: il Dottor Dee, dai fasti secenteschi delle rispettive corti di Elisabetta I e Rodolfo in cui storicamente visse, sembra precipitare in quello strano circo noir che appare in certi momenti quel meraviglioso  gabinetto delle meraviglie di Praga e da mago, scienziato, alchimista, regredire a imbonitore, prestigiatore da strapazzo, addirittura pagliaccio.


Del resto, sembra suggerirci la diabolica scrittrice dietro le quinte, le sue creature, servitori e schiavi, quei meravigliosi, preilluministici automi, non sono forse altro che buratti, povere marionette tremanti di freddo e di paura, le cui balbettanti, intirizzite parole non riescono a nascondere nel loro fondo l’eco di una voce cavernosa... e melliflua. E doppia...
 “Double-face”, signori e signore! Proprio come ci è lecito immaginare la voce di qualunque “creatore” che si rispetti. E ciò naturalmente è da intendersi per qualsiasi “mondo creato” si voglia prendere in considerazione. 
Tutto questo scottante materiale è stato messo nel crogiuolo e mescolato da me, per i miei ragazzi, per i miei giovani attori e per il mio giovane pubblico di cui volevo saggiare la sopravvivenza delle capacità immaginative ed interpretative, misurare la temperatura corporea dinnanzi a qualcosa di infinitamente diverso, articolato, profondo, stratificato, da ciò che di solito oggi passa loro il convento (la tv, la scuola, la famiglia, la società in cui hanno la ventura di vivere).
Dal calderone è riaffiorata, mi è riaffiorata, un’Alice sempre più isterica nelle sue certezze e consapevolezze, che incombe sul Dottore e su tutto e, nel meraviglioso Gabinetto, dapprima inconsapevolmente, poi con lucida e crudele determinazione, gli scatena un sabba infernale e danzante.



Che il valzer sia stato in fondo una danza demoniaca è oggi un’opinione abbastanza comune tra coloro che ne hanno analizzato i turbinosi ritmi e l’entità del contagio che travolse per un secolo gran parte del mondo occidentale. Niente altro che il valzer quindi poteva scaturire dai meandri della mia immaginazione, stimolata meglio di una sniffata di cocaina, da Angela Carter... e il valzer più consono alla situazione, credo: “ La donna è mobile qual piuma al vento/ mutaaaaa… ”


L’immagine da una foto, bellissima tecnicamente, della “mia” Alice che, sul punto di scatenare la danza infernale tenendosi le lunghe gonne azzurrine, letteralmente vola, è per me impagabile nel rappresentare emblematicamente quello che è successo alla fine. 
Alla fine, intendo dire, non solo della fiaba teatrale, ma anche della sua stessa messa in scena.
L’ impatto col demoniaco e col valzer è stato travolgente per i miei stupitissimi attori, per il mio pubblico, dapprima sbigottito, poi esilarato, e pure per me stessa che ne ero almeno consapevole: siamo lievitati.
Grazie Angela!



APPROFONDIMENTI:
















lunedì 6 dicembre 2010

La Cenerentola di Gioachino Rossini

La Cenerentola
o sia La virtù in trionfo

Dramma giocoso in due atti

Musica di Gioachino Rossini
Libretto di Jacopo Ferretti


Personaggi:

DON RAMIRO, Principe di Salerno
DANDINI, suo cameriere
DON MAGNIFICO, barone di Montefiascone, padre di
CLORINDA, (e di)
TISBE
ANGIOLINA, sotto il nome di CENERENTOLA, figliastra di Don Magnifico
ALIDORO, filosofo, maestro di Don Ramiro
Dame che non parlano
Coro di cortigiani del Principe


In un salone del decadente palazzo baronale di Don Magnifico, Angelina, sua figliastra da tutti soprannominata Cenerentola, è intenta ai lavori più umili mentre le sue due sorellastre, Clorinda e Tisbe, si stanno pavoneggiando davanti allo specchio.
La fanciulla intona una malinconica canzone (“Una volta c’era un re”), quasi presaga del suo futuro destino, ma subito viene rimbrottata dalle cattive sorellastre che la tiranneggiano.
All’improvviso bussa alla porta del palazzo Alidoro, precettore del principe Don Ramiro. Alidoro si è presentato travestito da mendicante per saggiare il cuore delle tre fanciulle che abitano nel palazzo (il principe suo padrone vuole infatti prender moglie e cerca una sposa bella sì, ma soprattutto buona e virtuosa). Cenerentola lo accoglie con affetto, scatenando l’ira delle sorelle che invece lo cacciano in malo modo.
Poco dopo alcuni cavalieri annunciano la visita del principe in persona. Le sorellastre, in grande stato di agitazione, corrono ad avvertire il loro padre, Don Magnifico, il quale, risvegliatosi da un sogno premonitore (“Miei rampolli femminini”) le incita a prepararsi per accogliere degnamente il principe.



Nel frattempo è Don Ramiro stesso ad arrivare di soppiatto nella casa di Don Magnifico. Egli ha scambiato le proprie vesti con Dandini, suo scudiero, per meglio conoscere, e scegliere in assoluta libertà, la sua futura sposa.
Sopraggiunge Cenerentola, affacendata nei lavori domestici. Alla vista di Ramiro ne è dapprima spaventata, quindi turbata. Fra i due giovani scoppia il classico ‘colpo di fulmine’ (“Un soave non so che”).



Annunciato da un coro scherzosamente pomposo, giunge Dandini travestito da principe (“Come un’ape nei giorni d’aprile”). Tutta la famiglia di Don Magnifico non si accorge del tranello e lo accoglie con grande deferenza. Egli reca l’invito a un ballo a corte che viene naturalmente accettato con grande entusiasmo.
Mentre tutti, tranne Cenerentola, si avviano al palazzo, la fanciulla implora il patrigno di condurre anche lei alla festa (“Signor, una parola”). ma don Magnifico la respinge brutalmente.
Alidoro, che ha assistito a tutta la scena, decide commosso di aiutarla (“Là del ciel”).



Nel palazzo del principe, Dandini e Ramiro discutono sulle figlie del barone (“Zitto zitto, piano piano”), quando improvvisamente sopraggiunge una splendida dama in incognito. È Cenerentola, velata e splendidamente vestita, a fare la sua apparizione fra lo stupore generale (“Parlar, pensar, vorrei”).
Don Magnifico teme di aver riconosciuto nella bella incognita Cenerentola, ma è comunque convinto che il principe si deciderà per una delle sue due figlie (“Sia qualunque delle figlie”). Cenerentola, intanto, inseguita da Dandini che lei crede essere il vero principe, dichiara di essersi innamorata dello scudiero.
Don Ramiro, che ha udito tutto, è al culmine della gioia ma la fanciulla lo allontana lasciandogli un braccialetto. Egli dovrà cercarla, riconoscerla e «allor... se non ti spiaccio... allor m’avrai». Don Ramiro decide finalmente che è il momento di porre fine alla girandola dei travestimenti. Riprende il proprio ruolo di principe e si mette subito alla ricerca della bella sconosciuta (“Sì, ritrovarla io giuro”). Pertanto, quando poco dopo, quando Dandini è costretto a informare don Magnifico di essere un semplice scudiero, il furore del barone esplode in pieno.
Din Magnifico rientra furibondo a casa con le due figlie e, quando giungono a palazzo, trovano, come sempre seduta accanto al fuoco, Cenerentola che canta la sua malinconica canzone.
I tre vorrebbero sfogare la loro rabbia sull’innocente fanciulla, ma improvvisamente scoppia un furioso temporale, durante il quale, per merito di Alidoro, la carrozza del principe si rovescia ad arte proprio quando passa davanti alla casa del barone.



Fa quindi il suo ingresso nel palazzo di don Magnifico il vero principe, Don Ramiro.

Fra lo stupore e l’imbarazzo generale, egli riconosce in Cenerentola la dama misteriosa del ballo e la chiede in sposa (“Questo è un nodo avviluppato”). Così la virtuosa Cenerentola corona il suo sogno d'amore e ascende per di più al trono in un tripudio di gioia.
Perdonarà il patrigno e le sorellastre che, pur sempre stizzite, si chinano ai suoi piedi.

giovedì 12 agosto 2010

Teatrino di Cenerentola, cantafavola in C con cabalette, cantatine & czarda



Cenerentola:
canta-favola con cabalette, cantatine
&
czarda:


fiaba teatrale



I curiosi personaggi tutti in C :




I Canta-favole ( Charles Perrault)

*

II Canta-favole (M me de Sevigné)

*

III Canta-favole (Mme. d’Aulnoy)

*

IV Canta-favole (Mme. de Montespan)

*

V Canta-favole (Mme de Fontages)

*

Cenerentola

*

Cavaliere cadetto della Corona

*

Cattiva-matrigna

*
Cattive-sorellastre:


Camilla


Cornelia

Corinna


*


Chiromante (cioè cara-fata-madrina)

*


2 Contesse in coro

*

Ciambellano


*
Cameriere

*
Cavalli

*
Conti & contesse


Scena 1






Immaginiamo, immaginiamo, ragazzi, un teatrino da favola:
piccolino ma estremamente confortevole…
una vera bomboniera tutta ricciolature d’oro & imbottiture di velluto rosso.
immaginiamo, appesi ai palchi,
tanti bei candelieri d’argento a illuminare
& poi rose,
tante rose dappertutto a profumare.
E immaginiamo ora di esser lì, in attesa,
comodamente seduti nelle nostre belle poltroncine,
mentre Colombine & mascherine
ci svolazzano attorno, bisbigliando,
per offrirci bob bon & caramelle,
cioccolatini al rum & al pistacchio
& tante altre cose buone da succhiare…
Passa il tempo: sbadigli!
Ma il tendone del sipario resta chiuso.
Quando comincerà questa commedia?
L'orchestra ha iniziato i suoi strepitanti esercizi preparatori:
Stridono gli archetti dei violini & violoncelli,
ma il pubblico non sembra che se ne accorga &...
chiacchiera,
chiacchiera & si pavoneggia
&
freneticamente si saluta.
Da un lato all'altro del teatro piovono infatti :
cenni,
richiami,
tanti bei "ciao!" sonori
& poi...
baci,
baci dati sulla pnta delle dita!
Ma ecco ora,improvvisamente,
tutti tacciono,
voltano la testa & guardano.
E' entrato qualcuno!
Ma che strani personaggi
Un cavaliere cortigiano dai capelli rossi
&
quattro dame affascinanti
in preziose, luccicanti
crinoline scricchiolanti...
Giunti proprio sul davanti
si inchinano
ed è il cavaliere che parla per primo:

Cantafavole n.1:


Miei signori, che piacere
presentarvi questo lieve,
buffo gioco di parole!
E’ la storia messa in scena
della nota cameriera
che divenne una regina
per virtù di una scarpetta
che alle altre stava stretta,
Che finale strabiliante!
Che vicenda entusiasmante !
Io, Perrault, gran cortigiano,
del re Sole, gran sovrano,
tante fiabe ho messo in voga
nella corte più alla moda
tra le dame più eleganti,
nelle sale scintillanti.
Le mie amiche deliziose,
queste dame vaporose,
mi han proposto una scommessa...

Cantafavole n. 2 & 3:

Raramente così stretta
mai si vide una scarpetta
e assai rara, recitata,
tutta in C , sarà parlata
questa fiaba cinerina
della scarpa cristallina

Cantafavole n.4:

Messa in scena per un gioco
essa avvince a poco a poco ,
fa sognare bimbe e nonne,
fa danzare con le gonne
gonfie come nuvolette,
fa sorridere e poi mette
tutti in gara per trovare
le parole le più rare;
le parole le più belle
come tante pecorelle
messe in fila a raccontare

Cantafavole n.5:

Ci raccontano preziosa
fiaba antica e portentosa,
ci raccontano di quella
triste e povera orfanella
tra la cenere allevata,
da una fata liberata
da una zucca poi portata
in gran corsa avventurosa
nella reggia strepitosa
dove strepita un gran ballo,
dove danza, in raso giallo,
il bel principe che attende
la più bella delle belle!



Inchinandosi, i cantafavole indietreggiano fino a scomparire dietro le quinte
(dove si preparano rapidamente per il corteo danzante).
Partono le prime note,
solenni & cadenzate,
della
Marque pour la cérémonie turque
di
J. B. Lully






Comparendo alternativamente dalla destra o dalla sinistra della quinta del fondale,
come fantasmi del passato,
avanzano
&
lentamente,
per farsi ben ammirare,
iniziano a sfilare
alcuni dei meravigliosi personaggi della nostra fiaba
Procedono verso il centro della scena,
da dove,
con un inchino e con qualche bella piroetta delle dame,
si aprono a ventaglio sui due lati.
Sfilano
graziosamente,
per dare un primo assaggio al pubblico di quello che poi verrà:

Perrault, cavaliere molto distinto, che porge la mano a due delle dame,
Madame de Sevignè, nella mano destra & Madame D’Aulnoy nella sinistra.


Le due Contesse in coro teneramente a braccetto,
Cattivamatrigna superbamente portata da un pomposo Ciambellano.
Il Cavaliere della Corona, splendido & regale, che porge:
la mano destra a Madame de Montespan, la mano sinistra a Madame de Fontages.
Ed è questo grazioso terzetto che,
giunto sul davanti della scena,
piroetta
(perché il cavaliere della Corona sa bene come fare girare la testa alle sue dame! )
e con profonde riverenze,
s' inchina
sulla caduta musicale delle ultime note che chiudono la marcia.
Spariscono tutti
allora
come d’incanto,
scivolando dietro le quinte laterali …
Tutti,
tranne i nostri cantafavole,
che si pongono in fila sul davanti della scena, a chiuderne la visione al pubblico.

Quando i cinque si riaprono a ventaglio,
per posizionarsi definitivamente ai due lati molto esterni
(da dove si alterneranno per narrare la fiaba al pubblico),
allora appare,
appare …
esattamente nel centro della scena,
ma girata di spalle,
inginocchiata intenta a lavare il pavimento con accanto un grande secchio luccicante,
la nostra protagonista:
Cenerentola.

Si odono adesso, sonore,
da dietro le quinte, parole
di voci volgari & altezzose…
che chiamano,
chiamano,
chiamano ancora…



Cattiva-matrigna:
Cenerentola a a a…
Camilla:
Ce ne ren to la a a a…
Cattiva-matrigna:
Cenerentola a a a…
Camilla:
Ce ne ren to la a a a…


Una Madama canta-favole,
dolce, timida, delicata,
veramente incantevole in rosa pallido & argento,
si avanza
per cominciare a narrare…
ed indica con discreta eleganza
il personaggio di cui parla
col suo bel ventaglio
(che tutte le dame utilizzeranno a questo scopo),
stando bene attenta però
a non nascondere la scena al pubblico…


Canta-favole 2:
"Ciabattosa, cenciosa Cenerentola, continuamente curva in cucina sulla cenere del caminetto …"

Ma,ecco…
viene interrotta
dall’ arrogante irruzione delle insopportabili parenti acquisite di Cenerentola: Cattiva-matrigna in testa,
che
alta, superba, altezzosa,
in verde acido & argento
su un elegantissimo
corpetto nero,
apre la fila.
Dietro a lei,
piccole, serrate, petulanti
come 3 paperette starnazzanti,
saltellano
le tre sorellastre...
In rosa bambola & verde erba
su argento & argento,
la maggiore,
quella perfidona di Camilla,
in un romantico,
pallidissimo celeste
con balze d’oro & argento,
la mediana,
quell’ insopportabile di Cornelia,
lussuosamente
tutta in giallo
con oro & oro su oro,
la piccolina,
quell’ acida & bisbetica Corinna.

Cariche di fronzoli e di presunzione,
le nostre cattivone
attraversano la scena da sinistra a destra,
con elegante
movimento ad onda,
che provoca l’’ apertura scenografica a ventaglio
delle loro gonfie crinoline di carta stagnola,
rigida e luccicante…
come vero raso broccato….
( E attenzione: questo movimento ad onda si ripeterà, ogni volta che entreranno o usciranno di scena)


Cattiva-matrigna:
"Cenerentola a a a…"
Camilla:
"Ce ne ren to la a a a…"
Cornelia:
"Ce ne ren to la a a a…"
Cornelia:
"Ciabattosa, cenciosa
Cenerentola!"
Corinna:
"Ciabattosa,cenciosa
& cretina!"
Cattiva-matrigna:
"Cenerentola!"
Camilla:
"Cenerentola!"
Cornelia:
"Corri, corri Cenerentola!"
Corinna:
"Cenerentola cuci!"
Cattiva-matrigna:
"Cenerentola corri costì!
Camilla:
"Cipolle, carote, carciofi, con cacio in casseruola: cucina
Cenerentola!"
Cornelia:
"Cucina Cenerentola!!"
Corinna:
"Cialtrona!"
Cattiva-matrigna:
"Caparbia!"
Camilla:
"Ciabattosa!"
Cornelia:
"Cenciosa!"
Corinna:
"Ce ne ren to la a a a…"
Cattiva-matrigna:
"Ciao, Cenerentola, ciao…
Camilla! Cornelia! Corinna!"
Camilla:
"Continua...
continua a cucinare!"
Cornelia & Corinna:
"Ciao, ciao!"



E così,
dopo essersi divertite
a ordinare coi ditini bene tesi
casalinghe incombenze,
ed insieme sbeffeggiare
la parente sfortunata...
le nostre cattivone
se ne escono di scena
come vi erano entrate:
in fila,
come in passerella,
con ampio & ondulato sventagliamento
di:
gonne - crinolina scricchiolanti,
nastri di seta,
pizzi di carta,
ventagli,
foulards di chiffon,
leziosi e svolazzanti
per farsi
ammirare & ammirare...
insopportabili & superbiose che non sono altro!

E
la gentile Madama canta-favole,
che era stata interrotta,
(ricordatevi!)
dalla loro entrata in scena
o meglio,
(come si era detto)
dalla loro chiassosa, arrogante irruzione,
può finalmente
riprendere il filo della sua storia lì dove, poco prima,
l'aveva dovuto lasciar cadere,
sbigottita da tale & tanta odiosa, vistosa volgarità
e dolcenente ripetere....



Canta-favole 2:
"Ciabattosa, cenciosa Cenerentola, continuamente curva in cucina sulla cenere del caminetto, centenaria, cisposa chiromante cangia in celestiale creatura, calzata di cristallo, con chicchissima crinolina color cremisi."

Ed ecco,
ecco giungere
sulla scena,
curva, vecchissima,
un poco traballante sulle gambe,
proprio come se vi fosse stata tirata
dal filo magico di Madama n.2,
un personaggio fondamentale della nostra storia,
anzi, direi,
“il personaggio per eccellenza”
perché senza di esso nulla sarebbe mutato
&
la nostra storia stessa
sarebbe stata
una storia come tante,
una storia banale,
una storia qualunque
&
reale,
ahimé,
veramente troppo, troppo reale …
ed anche, poi,
rispetto alla protagonista,
Cenerentola,
che pur sempre protagonista rimane,
ditemi,
vi prego,
se si parlerebbe ancor oggi di lei,
se non ci fosse stata la …
fata?

E
solo una vecchia fata
può essere
quella stramba dama
in azzurro & argento
&
soli
&
lune
&
stelle
&
segni zodiacali
o
qualche cosa di molto simile sul vestito,
che vediamo avvicinarsi alla poverina,
la quale sta asciugandosi le lacrime col grembiulino…
(non ha pianto prima, davanti a quelle infami,
poiché lei è povera, sì, ma orgogliosa!)
ed ancora non l’’ha vista;
certo, non l’’aspetta,
non crede possibile
possa giungere in suo soccorso
una tale, straordinaria, evanescente apparizione celestrina,
con perfino un grosso,
bianco
gatto mammone
sulla bianca,
gonfia parrucca
( tutto di carta, signori, tutto rigorosamente
di carta & disegnato
sulla maschera!)
che noi, qui,
per ovvii motivi,
chiameremo…
chiameremo…
chiameremo…
“Chiromante”

Chiromante:
"Carabàttolecò, cicocuz…
Carabàttolecò, cicocuz…
Carabàttolecò, cicocuz…."
Prima di rivelarsi subito come tale,
fata cioé & madrina
& chiromante
&
maga
&
strega,
(sì, anche strega forse.. chissà!)
pronunciando le incomprensibili paroline
per giunta interrotte a metà
perché,
tra l’altro,
è anche un poco,
ma solo un poco,
- come dire? -
smemoratella…,
il personaggio in questione
ha posato affettuosamente una manina
sulla spalla di Cenerentola,
l’ha fatta voltare verso di sé,
e le ha imposto silenzio
avvicinando un ditino in verticale
al suo vecchio, astuto nasetto di carta,
perché
quella stava per dire: “Ohhh!”
e non poteva...
in quanto la fiaba teatrale,
come ben sapete,
è,
deve essere tutta,
tutta,
rigorosamente,
con la…
C
Così che alla ragazza
quell’ "Oh" di stupore
è rimasto solo tutto,
nel tondo delle sue morbide labbra
e questa è proprio una cosa
molto simpatica a vedersi,
nella sua bella faccina mascherata,
non solo perché
Cenerentola,
come potete ben immaginare,
ha davvero una bocca molto, molto carina,
ma anche perché ,
la sua,
è una bocca, signori,
come del resto tutte le altre
in questa buffa commedia cartacea,
non di carta,
ma …
proprio vera & deliziosa,
di vera carne rossa & setosa,


Ecco dunque che
la nostra chiromante asciuga le lacrime a quella
sconsolata Cenerentola,
così come solo una vecchia nonna sa fare
& poi,
sempre silenziosamente,
le fa cenno di portarle il secchio...
Sì,
il secchio luccicante
che, per tutto questo tempo,
se ne era rimasto lì
in un angolo dello sfondo
(cercando forse di passare inosservato),
apparentemente dimenticato,
ma, in realtà
presenza incombente,
&
vagamente inquietante
perché …
Insomma è un secchio
o …
cosa?
Perché
ora
Madama Chiromante
è a lui,
proprio a lui,
che rivolge le incomprensibili
magiche paroline
&
vi si china,
quasi fosse un pozzo,
& vi fa sopra mulinelli strani
col suo ventaglio mulinante
come dovesse uscirci fuori…
qualcosa,
ma… che cosa?
Cosa…
diavolo mai?


Se il pubblico non lo sa ancora,
ben lo sanno invece
le 2 Contesse in coro
che,
tenendosi ben strette & allacciate per vita,
saltano improvvisamente sulla scena
dalla quinta di destra
&
glielo spiegano bene,
al pubblico,
anzi,
glielo urlano addirittura
- appunto “in coro”-
in una rapidissima, frenetica, folle cantilena
mentre, nello stesso tempo
si dimenano tutte
dalla testa ai piedi
proprio come:

1 due belle & ben nutrite bambolone-siamesi un po' brille.
2 due lucide, lucidissime anguille, elegantemente rivestite,
una, la bella bionda,
bianca & rosa come il latte,
di vivido moire azzurro turchese,
l’’altra, la bella bruna,
ambrata & moretta come un chicco di caffè,
di smagliante moire rosa fucsia.
E cosa urlano?
Cosa diavolo urlano
queste due belle scatenate,
nel magnifico contrasto dei loro fluorescenti
colori incredibili & cangianti?


Contesse in coro:
"Carabattole, cocci, cocuzze & cocomeri:
calzatura cristallina! Calzatura cristallina!"


Con gran concentrazione, nel frattempo,
dal secchio magico la Chiromante
magicamente è andata estraendo…
Ma cooosa?
Insulse bagatelle
&
carabattole mica poi tanto belle…
E cioé
(elenco):
1 strofinaccio
1 spazzola col manico lungo,
1 spazzolina col manico corto,
1 scopino,
cocci di argilla
&
1 cocomero,
2 cocuzze
& 1 melone…
Come un vero prestigiatore,
ce li rimette dentro,
e mulinando,
mulinando attorno
"Oplà!"
ne tira fuori
al momento
la più bella coppia
di scarpette da ballo del mondo
che Cenerentola possa calzare,
ridendo,
ridendo follemente
perché ora potrà buttare,
le ciabattose sue ciabatte
nel secchio - pozzo precisamente!
Ah! Che bella cosa la magia!
Ma Madama Chiromante intanto
con la magia non ha mica finito!
Perché ancora …


Chiromante:
"Carabàttolecò, cicocuz…
Carabàttolecò, cicocuz….
Carabàttolecò, cicocuz….
Carrozza comparirà!"


Ma…
qualcuno non è d’accordo…
E’ proprio pronta,
Cenerentola,
per salirsene in carrozza?
O la Carafatamadrina
si scordò qualche cosina?
Le dame pensano proprio di sì...
le belle dame
che di eleganza ne sanno qualche cosa
&
di convenienza, ne sanno ancor di più…


Canta-favole 2 & 3

"Calma,calma!
Ciabattosa cameriera, non condurre alla corriera!"

"Calma, calma!
Ciabattosa cameriera non condurre alla corriera!!"


Canta-favole 4 & 5:
"Costume cortigiano confacente concediamo!"
"Costume cortigiano confacente concediamo!"


Detto, fatto
ed ecco che
le nostre belle & buone signore
stanno già portando…
a Cenerentola…
portano solennemente,
tenendolo ben alto tra le mani,
sontuosissimo & splendente,
l’’abito più stupefacente,
del mondo,
il costume cortigiano più confacente
del secolo…
e glielo mettono!
Le mettono addosso
un palpitare setoso
di raso rosso fuoco,
broccato fucsia & lamè :
lamè dorato,
lamè argentato,
raso cangiante,
broccato luccicante…
Con nastri rossi & coda diamantata,
la gonna da te indossata,
o incantevole Cenerentola,
ti ha già trasformata
in dama di corte incantata!

Cenerentola si gira & si rigira,
&
girando, si ammira:
è felice ed estasiata
ma pure un poco preoccupata…
Infatti…


Cenerentola:
"Come correrò al castello?"

Chiromante:
"Calma, calma cameriera!"

la rassicura la Chiromamte
&,
riprendendo i mulinelli sul secchio,
canterella la sua strana cantilena:


"Carabàttolecò, cicocuz…
Carabàttolecò, cicocuz….
Carabàttolecò, cicocuz…."


Contesse in coro:
"Carabattole, cocci, cocuzze & cocomeri:
cavalli & carrozza, cocchieri & camerieri!"


E rieccoci che risaltano fuori
improvvisamente sulla scena
(dalla quinta di destra, sempre dalla quinta di destra!)
le belle Contesse!
E glielo spiegano bene, al pubblico,
anzi, glielo urlano “in coro”,
dimenandosi ed assordandoci
& tenendosi strette, strette…
Così…
chi non l’avesse capito
ora certo lo capirà
perché, nel secchio, frullando
tutto si trasformerà
Perché il secchio è stato scagliato
con forza e fatalità:
la Chiromante l’’ha gettato
oltre lo spazio, il tempo e… chi sa!
Al suo posto ora è arrivato
splendido cocchio dall’al di là,
quattro cavalli impennacchiati,
sogno, avventura, felicità!


Canta-favole 3:
"Crepuscolo chimerico!!!"


Chimera?
Ma certo!
Perchè è chimera, nella sera,
galoppare verso un’altra possibilità:
Splendida dama, non più cameriera,
Cenerentola è in carrozza che corre…
Cocci & cocuzze, trasformati,
sono i cavalli impennacchiati…
Le carabattole
si sono cambiate…
La carrozza è di vetro e non si vedrà!
Il cameriere le ha fatto un inchino,
Gira il cocchiere in alto la frusta,
fa sette giri arrotolati,
la Chiromante li ha contati…
Sette tornanti per salire
in cima al poggio
dove splende un castello
che mai nessuno sognò più bello…
Sette incanti per una ragazza,
niente più cenere, solo la guazza
della sera sulla sua faccia…
Sale la luna, cantano i grilli,
nella campagna mille bisbigli:
"E’ Cenerentola!"
dicono i gufi
"E’ Cenerentola che passa…" sussurrano
le civette ai pipistrelli...
Nuotano i lucci nei ruscelli,
mentre le volpi che dormono
aprano un occhio & sbadigliano.
Tutte le lucciole a spasso nei prati
saltano nel cocchio e come diamanti
eccole al collo, alle orecchie, agli ornati
biondi capelli ben pettinati!
Ma la carrozza intanto è arrivata
Stride ora il freno…
si è fermata.
La portiera è spalancata:
scende, un po' timida, la ragazza,
un Ciambellano le fa strada
la Cantafavole pure è avanzata…


Scena 2



Canta-favole 2:
"Cenerentola, da cameriera cenciosa, cacina & cachettica cambia cabalisticamente in contentissima cover-girl alla corte del Cavalier cortese della Corona."


Il Ciambellano per terra ha battuto:
un Cavaliere bellissimo è entrato,
tra gli inchini, le reverenze,
ogni madre lo ha adocchiato,
la propria figlia gli ha presentato…
Cattiva-matrigna
con mille moine lo ha attirato.
E’ troppo bello,
dolce & cortese,
Cenerentola, un po’ confusa,
tra la dame è quasi svenuta!
Ma lui l’ha vista e si avvicina…

La Fortuna ora è girata…
La Canta-favole pure è avanzata…


Canta-favole 5 :
"Catapultata in castello cavalleresco, con cento candelabri, ciambellani, camerieri, Cenerentola conosce celibe cadetto cicisbeo che cinge con cabalette & cantatine, carezzevole & chiacchierina"


Cenerentola:
"Cor…cor…cor…"



Canta la bella che fa un inchino
& apre la danza col principino.
Sonore, dolci & cadenzate,
cadono allora arricciolate
note barocche
che riempiono anima & cuore
d’ogni beltà & amore.
Danza la coppia d’innamorati,
come in un sogno estraniati.
Vedono solo il loro amore.



Danzano, danzano
e intorno, ammirati,
tutti li guardano, estasiati!
Marque pour la cérémonie turque
di
J. B. Lully
“Ballata ch’ebbero la cabaletta,
quelli passeggiano,
la mano stretta.
Mentre s’avanzano
madre & sorelle,
che astiose pensano
"La cabaletta
fu una disdetta!"
Con rabbia spingono,
acide, stridono,
spargono ovunque
fiele maligno,
odio & sincero,
aspro veleno.



Cattiva-matrigna:
"Carezzevole & chiacchierina?"

Camilla:
"Cavolo!"

Cornelia:
"Chiassosa, civetta & ciarlatana!"

Corinna:
"Cretina, cretina!"


Canta-favole 5:
&"Cenerentola, carina & cortese…"


Cattiva-matrigna:
"Carina & cortese?"

Camilla:
"Col cavolo!"



grida or Camilla, la più sventata,
la Cantafavole si è scocciata:
sbuffa e riprende il suo racconto
& narra il nascere di quell’’amore,
che trionferà su odio & dolore

Canta-favole 5:
"Nel castello Cenerentola, carina & cortese, cadenzando
cabalette cerimoniose, conquista il cavaliere carinissimo…"


Canta-favole 3:
"Capricciosa, capricciosa Cenerentola...
conquista il Cavaliere della Corona!"




Cattiva-matrigna:
"Carinissimo cavaliere…"

Camilla:
"Cavalier cortese…"

Cornelia:
"Cavaliere celibe!"

Corinna:
"Cavaliere cadetto della Corona!"

Cattiva-matrigna:
"Cavalier cicisbeo…"

Cornelia & Corinna:
"Charmant cavaliere!"

Camilla:
"Cacchio!!!"
Ecco, là in fondo,
ora apparire
la chiromante
per avvertire
che il tempo passa,
sgocciola piano,
s’ode un rintocco, lento, lontano:
la mezzanotte giunge al palazzo,
se non si fugge
sai che sconquasso!
Il polso tutti alzano attoniti,
degli orologi contano i battiti.
Manda la bella baci al suo amore,
poi fugge e inciampa…
lascia una scarpa stretta ad un cuore
amante & ormai rapito
ma deluso & intristito!”
Tutti ora incalzano in un crescendo,
la mezzanotte giunge, cadendo
come una dama che fugga lontano…
La carrozza è pronta,
apre il cocchiere la porta che…
non c’è!
(In un teatro, immaginarla
È assai più bello che crearla!)


Canta-favole 3:
"Capricciosa, capricciosa Cenerentola,
conquistato il Cavalier charmant,
contrasta da clessidra crudele…
corre… cade capitomboloni…
cede la calzatura cristallo!"


Canta-favole 4:
"Corri, corri Cenerentola... che la carrozza cambia in cocomero... cavalli, cocchieri & camerieri, in carabattole, cocci & cocuzze!"


Canta-favole 1:
"Cenerentola, causa chiromante, cambia cabalisticamente come cameriera, cacina & cachettica!"


In un crescendo
di voci & toni,
le Canta-favole,
dai lati, ansimano…
Se non si spiccia
il cocchio slitta…
cambia in cocomero!
Frusta cocchiere!
Gira carrozza!
Ma tutto freme
e, alla svolta,
cede l’’incanto…
cangia in un secchio
cocchio & cavallo!
Questo è il momento “clou” della storia:
la trasformazione.
Per cui , come in ogni fiaba teatrale che si rispetti,
si raccomanda di svolgerlo velocemente & arditamente:
in breve il secchio
-vi ricorderete certo del secchio, no?-
Bene, deve rientrare in scena,
slittando sul pavimento,
nel momento stesso in cui cavalli , carrozza & equipaggio spariscono a sinistra.
Perchè l’incanto
– o meglio, il disincanto –
si esplica, sulla nostra scena,
con uno spappolamento del corteo che corre sullo sfondo:
cavalli, cocchiere, cameriere & Cenerentola
( Il cocchio, che è di vetro, ricordatevi, si spappola meglio:
già non c’era ma si immaginava soltanto…
ed ora non c’è proprio più!)
E’ importante che cavalli & C. si mostrino disorientati & come ubriachi:
inciampano & si scontrano,
poi cadono giù & slittano a sinistra per sparire.
Cocchiere & cameriere pare che abbiano avuto in testa una botta:
barcollano & piegano le ginocchia,
poi… via anche loro, svelti a sinistra!
( E’ da lì che essi lanceranno il secchio)
Cenerentola sola continua a fuggire a piedi, affannata & zoppicante…
Lei deve essere subito a casa!
E prima che le crudeli sue parenti rientrino!
Ecco, ora il secchio è lì davanti a lei:
può riprenderselo & rimettersi a lavare il pavimento…
Su, coraggio!
La festa è finita!


Scena 3


Canta-favole 3:
"Da carrozza a cocomero, da cavalli a cocci, da cocchieri a
cocuzze…
Ciò che c’era non c’è…"


Contesse in coro:
"… ma calzatura di cristallo c’è!
calzatura di cristallo c’è !"


Sempre ottimiste
le due Contesse,
tutte scollate,
sempre allacciate
giungono a tempo:
(Dalla quinta di destra, sempre dalla quinta di destra!)
giacché:
il tempo incalza,
l’’incanto imbroglia,
l’’inghippo è grosso…
ma qualche cosa resta
alla fine…
Resta una scarpa
per consentire
forse, un concorso?
Chissà…
Ma intanto…

Canta-favole 1:
"Il cavaliere, crucciato & costernato, cerca Cenerentola con la calzatura cristallina, che Cenerentola cachetticamente cercava…"

E’ qui
che...
la cerca s’espande & si dilata
&
rischia pure d’incrociarsi
o d’incocciarsi!
Non solo il Cavaliere
&
Cenerentola,
&
ognuno,
naturalmente rigorosamente per i fatti suoi,
cercano ossessivamente la famosa scarpetta,
ma tutti,
proprio tutti,
cercano dappertutto, affannosamente…
Che cosa mai,
signori & signore?
Ma la propria “scarpa” particolare, certo!
Il proprio talismano personale,
il passaporto-per-la-felicità
che ciascuno di noi
segretamente sogna sempre di trovare,
se non lo ha!

Cantafavole 3:
Concorso!

Sì. Sì!
Proprio un concorso!
(Avevamo indovinato!)
Madama cantafavole ce lo proclama
con voce giuliva & con lo stesso tono con cui si usa dire: “Sorpresa!”


Cantafavole 3:
Ciambellano della corona cammina casa x casa x cercare
Cenerentola … & comanda contesse & cameriere che calzino il
cristallo…
E’ questo il grande momento del Signor Ciambellano,
questo compassato personaggio impennacchiato
(il pennacchio è sul suo bastone da passeggio, veramente!)
E’ lui che organizza tutto
&
proprio bene…
Ricevuta la scarpetta dalle mani di un accorato & speranzoso Cavaliere,
ora egli avanza con calma & dignità
- Un po' di dignità finalmente in questa faccenda frenetica dai ritmi sincopati! -
&
con ordine quasi militaresco,
allinea la folla di ragazzette isteriche
in lizza per la scarpa,
intente innanzitutto
a sventagliare le loro grandi gonne scricchiolanti sotto il naso del Cavaliere .
E prova, prova..
(non importa calzare, basta, a volte, accostare…
si vede ad occhio che la scarpetta proprio non va!)
Ma che piedi enormi!
Che piedoni, hanno queste damine moderne
Le scartate scricchiolano ora come la carta dei cioccolatini
( è per la rabbia!)
&
per il dispetto, pestano i bei piedini,
(anzi piedoni!)
Le sorellacce poi,
imbronciate & stizzite,
fanno pure mossacce
( vergogna!)
&
sbuffano come balenottere invelenite!”
Ma non c’è nulla da fare:
“Nessuna, nessuna calza
quella maledetta, piccola scarpa!
Sempre più in alto il Signor Ciambellano
adesso la solleva con la mano…
in quanto le deluse, costernate,
la vogliono & si sono scatenate!”
Ma…
adesso Madama Chiromante,
arriva quatta, quatta alle sue spalle
Regale, gli strappa la scarpetta
poi, svelta, la passa alla protetta
(che teneva per mano…)
Cantafavole 3:
Così Cenerentola calza: carina!
Sempre allacciate,
belle & scollate,
la incalzano le Contesse
ammiranti & ammirate…
Contesse in coro:
Carina, carina, carina!!!
Carina, carina, carina!!!
Le Cantafavole, ora, accostate,
quasi si slanciano, liete & affannate,
a narrare la parte più bella
della lor storia con toni & favella
di gioia.
Cantafavole 3:
Cenerentola congeda casa cattiva & congiunte crudeli & corre
al castello.

Cantafavole 4:
Corri, corri Cenerentola…
Corri dal cavaliere conquistato…

L’ultima corsa di Cenerentola!
Si svolge in un soffio,
giro, dopo giro,
&
la porterà tra le braccia del suo amato Cavaliere
nel tempo stesso in cui,
ancora una volta,
-per l’’ultima volta, infine!-
certe Signore & Signorine di nostra conoscenza
mugolano sommessamente,
ma ben distintamente
(in fila, dietro le Cantafavole di destra)
tutto il loro rimpianto…
Cattivamatrigna:
Carinissimo cavaliere…

Camilla:
Cavalier cortese…

Cornelia:
Cavaliere celibe!

Corinna:
Cavaliere cadetto della Corona!!

Cattivamatrigna:
Cavalier cicisbeo…

Camilla:
Charmant cavaliere!

Basta, Signori,
con piagnistei & svenevolezze
di ragazze (& mamme) deluse!
Ora,
Si slitta nel finale,
con sintesi & celerità…
Cantafavole 2:
Così, condottagli celermente celestiale Cenerentola, il
Cavaliere, contentissimo, comanda cominci cerimonia, confetti
& cuccagna!!!
Sì, sì! Confetti & cuccagna!
Perché ora, lui è felice,
che più felice dirsi non si può!
“Gliela hanno ritrovata,
quella ragazza tanto bramata!”
Il Cavaliere non sta in sé dalla gioia:
gira di qua, gira di là,
pare anzi leggermente isterico
&
l’’incontro…
Oh! L’ incontro sarà ineffabile per la sua grazia:
lui le piomba davanti in ginocchio & le bacia la preziosa-graziosa manina,
lei, lo rialza con garbo
&
finalmente…
finalmente…
il bacio, Signori!
(o i baciotti sulle guance, a piacere)
Applauso!
(generale)
Poi, sprizzando contentezza da tutti i pori,
il Cavaliere contentissimo può ordinare col ditino che si dia inizio alla gran festa.
“Avanza ancora,
ora il gruppetto
di gran pettegole
che lo sgambetto,
a Cenerentola, fare voleva
e, al Cavaliere, solo giulebbe
&
complimenti…
Ben pronte ora
a finger gioia,
salamelecchi. quasi commosse
le cattivone escon di scena.”
Ed escono di scena proprio come vi erano entrate:
in fila,
come in passerella,
con ampio & ondulato sventagliamento di
Gonne - crinolina scricchiolanti,
nastri di seta,
pizzi di carta,
ventagli,
&
svolazzanti
foulard di chiffon
leziosamente annodati ai polsi,
così.. per farsi
ammirare & ammirare & ancora ammirare,
Insopportabili & superbiose che non sono altro!

Cattivamatrigna:
Congratulazioni, caara!

Camilla:
Congratulazioni, caarina!

Cornelia & Corinna:
Ciao, ciaoo…

Basta!
Se ne sono andate finalmente!
La felicità regna sovrana & trionfante,
l’’amore illumina tutti i presenti,
non solo i due innamorati!
La storia della piccola, povera Cenerentola
è ben finita:
d’ora in avanti
si schiuderà per lei un futuro di regina
&
mai più si parlerà di cenere,
si spera!
(Forse cambierà pure il nome?)
Il nostro compassato Signor Ciambellano può ora ben avanzare al centro della sala
- tutti , ma proprio tutti
(anche i cavalli, sissignori!),
sono disposti a ventaglio alle sue spalle -
Può battere tacchi rossi & bastone impennacchiato
ed con solennità annunciare…

Ciambellano:
Contesse & cavalieri:
Czarda!
“Rapsodia ungherese”
di
J. Brahms

La vera danza della amor nostalgico & della follia!

Mentre la cabaletta,
è stata danzata solo dalla coppia dei 2 innamorati,
tutti ora si muovono sullo sfondo,
ondeggiando ritmicamente, le braccia alzate,
per accompagnare & incorniciare
il trionfo della coppia regina
& possibilmente anche di una seconda coppia,
(che entrerà nel ballo in un secondo momento & sarà complementare alla prima.)

Così…
“S’apre una danza,
lenta, che incalza
poi, all’improvviso.
L’amor felice celebra il riso.
Sposa allegria la nostalgia!
Giunge follia
e gira in tondo:
Sposa la povera il Cavaliere
della Corona…
Gode la bella,
piange la sciocca,
finge la falsa…
sxempre una fata giunge
ed incanta!


FINE