regno di
Burla
Regina Ametista
Viveva una volta
nel regno di Burla
Dorindo,suo figlio,
cacciava nei boschi
dall’alba al tramonto.
Diamante & Brillante,
sorelle zitelle,
guidavan una folla di serve,
facendo ogni giorno
pulire l’intero castello…
dai tetti al suo fondo:
scopare con cura i solai,
con acqua & sapone
lavare le scale,
di cera incerare
i marmi di sale
& terrazze…
L’intero castello di Burla
Più terso del giorno,
nel sole brillava
al tramonto…
Per questo,
Dorindo
cacciava,
dall’alba al tramonto…
In salotto,
cuciva ricami preziosi
la nonna Perlina,
anch’essa regina…
Turchina Turchese,
la cuoca abruzzese:
friggeva, bolliva,
gli arrosti infornava,
verdure & patate pelava…
Tornava al tramonto
Dorindo, al castello,
con quaglie, fagiani,
conigli, leprotti, cinghiali…
Li dava a
Agatina,
servotta in cucina,
e questa spennava,
scuoiava…
Le lepri & i conigli imbottiva
con erbe & ripieni
la cuoca Turchina.
La sera,la cena iniziava
con molte,
con molte portate
tra i ceri splendenti,
tra i peltri & gli argenti…
Rubino, il lacchè,
serviva arrosti & purè,
serviva i pasticci,
serviva le paste coi ricci,
& i frutti di mare,
le torte & le trote,
gelati & caffè…
gentil maggiordomo,
i vini più rari versava
nei calici d’oro…
Più tardi, si usava,
nel vasto salone,
trai marmi & cristalli,
far musica & balli…
Danzare, danzare,
girando, girando,
le ore notturne passare,
gavotte leziose
intrecciando
col ballo più strambo…
Dorindo avrebbe
voluto
trovarsi una dama,
bellissima & strana,
da amare…
ma invece
doveva intrecciare
le danze
con mamma & sorelle
zitelle…
( la nonna Perlina suonava…)
Per questo
Dorindo cacciava
dall’alba al tramonto
Sperando, cercando…
Un giorno, cacciando,
Dorindo trovò una cerbiatta
ferita, nel fondo
più fondo del bosco…
la volle pigliare…
La cerva tremava,
gemendo,
pensando di stare
morendo…
Portata al castello,
Dorindo la volle salvare
cercando di farla curare
da maga Esmeralda,
che venne
con tante sceltissime erbe…
Curata con filtri
ed impacchi,
la cerva si mise a dormire,
sognando…
Sognava di essere stata
una donna, una volta,
un’orfana timida & sola,
chiamata Corniola …
Matrigna Topaziaaa
che era una fata malvagia,
l’aveva cacciata di casa,
in forma di cerva…
e, cerva,
era andata vagando,
pei boschi fuggendo,
dall’alba al tramonto…
Dorindo, al mattino,
la venne a svegliare
e intanto voleva
poterla baciare…
Regina Ametista
la volle vedere
vicino al suo trono
la fece sedere…
La sera, al castello,
nel vasto salone,
ripresero i balli,
tra marmi & cristalli..
La cerva guardava
gli altri danzare
e gli occhi suoi dolci
volgeva soltanto
a Dorindo…
La nonna Perlina
la volle abbracciare,
ma quando,
riprese a suonare,
la cerva si mise a bramire…
La cerva cercava,
con gli occhi suoi grandi,
di farle capire
che avrebbe voluto
danzare…
Regina Perlina
un tempo era stata
anch’essa, una fata,
che aveva incontrato,
nel bosco, il futuro marito,
il Sire di Burla,
e l’aveva sposato…
Adesso intrecciava,
la sera, suonando,
ballate d’incanto
e, suonando,
incantava
gli specchi & la sala…
Chiamando Dorindo,
gli volle spiegare
che quella voleva
danzare…
Dorindo, affettuoso,
in braccio la volle
tenere
e danzando,
la cerva, sul capo setoso,
baciava, girando…
Poi volle guardare,
Dorindo,
gli specchi d’argento
per meglio ammirare
sé stesso & la cerva
che stava di gioia bramendo…
Nei tondi
di terso cristallo
Dorindo si vide
che stava ballando
con una fanciulla
bellissima & strana…
“Non era una cerva!”
si mise a gridare…
“Non era una cerva!
Soltanto era stato
un incanto crudele!”
gli disse sua nonna Perlina...
“Non sono una cerva?”
Si mise a pensare
la cerva Corniola
“E allora era vero!
Il sogno era stato
sincero!”…
Brillante & Diamante,
Regina Ametista
Rubino & CoralloCarollo
si misero attorno
allo specchio,
credendo, pensando
di stare sognando…
Uscirono dalla cucina…
La maga Esmeralda,
mandata a chiamare,
gli specchi voleva spaccare,
per spezzare l’incanto…
Ma disse la nonna Perlina:
“Rimane una cerva
se rompi lo specchio!
Più saggio cercare
Un’erba, un rimedio da dare
alla cerva incantata…
Intanto, svenuta,
la cerva si era perduta
in incubi strani:
vedeva Topazia incantare,
vedeva Dorindo danzare,
vedeva il castello di Burla
brillare al tramonto…
La cerva incantata, svenendo,
aveva lasciato Dorindo
sconvolto.
Perlina & Esmeralda,
a consulto,
vedendo che quello,
adesso, piangendo,
bagnava la sala
di pianto,
chiamarono serva Agatina,
che stava asciugando…
“Le lacrime”- dissero –
“non devi asciugare:
Dorindo le deve versare,
e deve
le sale di marmo & cristallo
bagnare & allagare!”
Per giorni & per notti
Dorindo, incantato,
si mise a versare
milioni di lacrime
amare d’amore…
E intanto il castello
di Burla, allagato,
si era del tutto lavato,
dai tetti al suo fondo…
Cascate & torrenti
di acqua, le scale
e i saloni…
Perfino in cucina
la cuoca Turchina
doveva pelare
verdure & patate
in un mare…
Attorno al castello
il fossato
si era di molto allargato
e l’acqua aumentava,
nei boschi perfino
arrivava
in rivoli, in mille torrenti,
in fiumi possenti…
E il castello di Burla
sembrava,
nel mare di pianto,
un vascello
che andava…
Vivendo lontano, lontano,
la fata Topazia
sentiva
uno strano rumore:
come rombo di tuono
che stesse arrivando…
E mentre guardava
dall’alto dei tetti,
la testa crudele sporgendo
dai merli,
un mare di acqua,
rombando,
lei vide arrivare fin dentro
la torre…
E quando la torre
si mise a tremare,
franando,
Topaziaaa, cascando
si mise a gridare…
E il mare di lacrime
amare d’amore
la fece annegare
con molto dolore…
Nel mentre,
al castello di Burla,
spezzato l’incanto crudele,
d’incanto Dorindo
smetteva di colpo
il suo pianto:
una cerva riflessa
vedeva
in fondo allo specchio…
Bellissima & strana,
& bagnata,
Corniola
si ergeva
in mezzo alla sala allagata…
Le lacrime amare d’amore,
versate con molto dolore,
l’incanto avevano rotto
dell’odio più fosco!
fine
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